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Breve Storia Dell’Imam Ridha’ (as)

by : al-islam.org

 
 
Nascita dell’Imam Ridha’ (as)
L’Imam Ridha’ (as)1 nacque di venerdì, l’11 di Zu’l-Qa’dah, nel 148° anno dell’Egira (765 d.C.) a Medina. Suo padre era il settimo Imam infallibile, Musa al-Kadhem (as), e sua madre la Signora Taktum (conosciuta anche come Najma), di origine Berbera. Dopo la nascita dell’Imam Ridha’ (as) ella fu nominata spesso con l’appellativo di "Tahira" o "Pura".

Il suo nome era °Ali, il suo ‘Kunya’ era Abu’l-Hassan, e il suo epiteto più famoso era ‘Ridha’’(Il Gradito). Suo figlio e suo successore, l’Imam Jawad (as), disse che Allah gli aveva dato tale epiteto poiché egli era la Sua più amata creatura nei cieli del suo tempo, mentre sulla terra non solo il Profeta (S)2 e gli Imam (as) erano soddisfatti (radhi) di lui a motivo del suo Imamato, della sua conoscenza e della sua grandezza spirituale, ma anche i suoi amici.

Altri noti epiteti dell’Imam Ridha’ (as) erano: Saber, Sadeq, Fazel, Razee, Wafi, Zamin, Raouf, Gharib-ul-Ghuraba, Shams-ash-Shamus e Alim-e Aal-e Muhammad
Il suo Imamato durante il regno di Amin
Il successore di Harun ar-Rashid fu suo figlio Muhammad Amin che era un governante molto crudele, viziato e incompetente. Egli immediatamente scrisse una lettera a suo fratello Mamun che risiedeva a Merv nel Khorasan, chiedendogli il giuramento di fedeltà nei suoi confronti. Ma Mamun rifiutò tale richiesta.

Nel frattempo, nel 195° anno dell’Egira (811 d.C.), l’Onnipotente Allah (SwT)3 concesse un figlio all’Imam Ridha’ (as) il cui nome fu Muhammad (il futuro Imam Jawad).

Quando Mamun rifiutò di accettare il califfato di suo fratello, °Ali Ibn °Isa Mahan fu mandato da Baghdad a Merv per combatterlo.

In risposta Mamun mandò Taher Ibn Hussain Ibn Mus’ab al-Khuzaie (Taher Zu’l-Yaminain) a combattere contro le forze di Muhammad Amin. Cinque anni dopo, nel 198° anno dell’Egira (814 d.C.), l’esercito di Zu’l Yaminain assediò Baghdad, sconfisse Amin e dopo avergli tagliato la testa proclamò Mamun come unico califfo Abbasside.
Gli Iraniani avevano sempre riposto un’importanza particolare ai governanti Abbassidi poiché alcuni di essi furono Abu Muslim Khorasani, i Barmakidi, la famiglia di Sahl e Taher Zu’l Yaminain che erano tutti Iraniani. La stessa madre di Mamun, Marajel, era una schiava Iraniana. A causa del sostegno datogli dagli Iraniani nella sua lotta contro Amin, egli scelse il Khorasan come luogo del suo califfato con Merv (l’attuale Turkmanistan) come capitale.

Mamun, comunque, dovette affrontare una crisi politica molto tesa. Dopo la sconfitta e l’uccisione di Amin, gli Shi°iti, stimolati dalle frequenti persecuzioni e torture dei califfi, e realizzando che la nuova capitale, Merv, era lontano in Khorasan, si sentirono sicuri abbastanza per iniziare la loro attività rivoluzionaria nelle terre Islamiche contro il regime Abbasside. Inoltre, a Baghdad, qualche irriducibile seguace di Amin si scagliava ancora fortemente contro Mamun.

Il nuovo califfo realizzò che la situazione politica era difficile e, dopo essersi consultato con Fazl Ibn Sahl, giunse ad un piano intricato per nominare l’Imam Ridha’ (as) come suo erede legittimo poiché la popolarità dell’Imam tra i Musulmani era rispettata, onorata e tenuta in alta stima.

La ragione per la scelta dell’Imam Ridha’ (as) da parte di Mamun era quella di raggiungere i suoi scopi politici che possono essere classificati come i seguenti:

• Consolidare il suo regno traballante

• Rafforzare gli organi di governo

• Giocare sui sentimenti di entrambi i partiti, gli Shi°iti e gli Abbassidi

• Prevenire le masse a prestare fedeltà all’Imam Ridha’ (as) a Medina (poiché egli intendeva avere l’Imam sotto il suo controllo a Merv)

• Legittimare il califfato poiché l’accettazione dell’Imam Ridha’ (as) avrebbe apportato il sostegno popolare nei confronti del suo regime

• Far credere alle genti che il califfato e l’Imamato erano una stessa essenza

• Dimostrare il suo potere e ammonire gli oppositori Abbassidi per aver rotto il giuramento con lui

• Distruggere l’appello socio-religioso e il fervore degli Shi°iti tra le masse coinvolgendoli nella politica.

Mamun, infatti, voleva offuscare l’immagine degli Imam (as) e della Casa del Profeta, tentando di far apparire la loro autorità come meno importante del potere mondano, e non appena quest’ultimo gli sarebbe venuto offerto, essi lo avrebbero accettato.

Scrutando le vicende passate, Mamun giunse alla conclusione che la principale causa del fallimento dei califfi Ommaiadi e Abbassidi contro gli Shi°iti, era la misericordia e la giustizia degli Imam infallibili (as), fattori che attraevano il sostegno popolare a sé contro i governanti. Egli pensò che la popolarità degli Shi°iti tra le masse cresceva perché questi erano fuori dalla politica dei governanti. Quindi, progettò di coinvolgere gli Shi°iti in politica rendendo il popolo cosciente delle loro susseguenti azioni, determinando la popolarità religiosa e rispettando la loro posizione nella società, ma tenendoli comunque sotto il suo controllo.

Sebbene, dopo la nomina dell’Imam Ridha’ (as) come suo successore, Mamun iniziò ad intraprendere il suo disegno sinistro, egli non tenne in considerazione un importante fattore: cercando di identificare l’Imamato in quanto sinonimo di califfato, come risultato da parte delle masse ottenne un aumento dell’amore verso l’Ahl ul-Bayt (as), la cui guida e influenza politica si rafforzò ulteriormente
Il viaggio dell’Imam Ridha’ (as) da Medina a Merv
Nel 200° anno dell’Egira (816 d.C.) Mamun mandò suo zio materno, Reja Ibn Zahhak, da Merv a Medina con una lettera di invito per l’Imam Ridha’ (as) e un gruppo di altri Shi°iti rivoluzionari, al fine di esser ricevuti a Merv. Egli inoltre disse a suo zio di mostrare il massimo rispetto per l’Imam Ridha’ (as) nell’invitarlo in Khorasan.

L’Imam Ridha’ (as) era cosciente delle reali intenzioni di Mamun e, inizialmente, rifiutò gentilmente l’invito. Ma, a seguito della continua insistenza di Reja, l’Imam (as) accettò.

L’Imam (as) passò a salutare il Profeta (S) in un alto stato emozionale, e in accordo a qualche versione, partì per Mecca per adempiere all’Hajj. Mamun, nella sua lettera all’Imam Ridha’ (as), gli disse di non passare dalle città di Kufa (in Iraq) e Qom (nell’Iran nord-centrale) durante il suo viaggio verso il Khorasan poiché sapeva che l’alto numero di Shi°iti avrebbe chiesto all’Imam (as) di abbandonare tale viaggio.

L’Imam Ridha’ (as) lasciò l’Hijaz per l’Iraq e, dopo esser passato da Basra, viaggiò in nave fino al porto conosciuto oggi come di Khorramshahr, e da lì partì per Ahwaz. Il suo viaggio continuò poi per le città nel centro dell’Iran tra cui Isfahan e Yazd. Da lì raggiunse Tabas, e dopo esser passato dalle regioni Ahuwan e Miyame, entrò nell’antica città di Nishabur.
L’Arrivo dell’Imam Ridha’ (as) a Nishabur
Al tempo dell’Imam Ridha’ (as), Nishabur era un famoso centro di studi nel Khorasan, ricco di sapienti. Giunta la notizia dell’arrivo dell’Imam (as) a Nishabur, diecimila persone da tutti gli strati sociali, compresi sapienti e scienziati, si riunirono insieme per dare il benvenuto al nobile discendente del Profeta (S). Le moltitudini di persone si spingevano l’un l’altra per poter guardare da vicino il radiante e spirituale volto dell’Imam (as).

Due degli ‘Ulema (sapienti) più prominenti della città, Abu Zar’a e Muhammad Ibn Aslam Tusi, si avvicinarono al cammello sul quale sedeva l’Imam (as) e, dopo i saluti, gli chiesero di narrare una tradizione la cui catena di trasmissione passava per i suoi antenati al fine di poter imparare da essa e di mantener viva la memoria di questo viaggio storico. Circa ventiquattromila sapienti si erano riuniti per trascrivere le sante parole dell’Imam (as).

Dopo una breve pausa, l’Imam Ridha’ (as) narrò una famosa tradizione conosciuta come "Hadith Silsilat-az-Zahab" dicendo: "Mio padre, l’Imam Musa al-Kadhem (as), mi ha detto che ha sentito da suo padre, l’Imam Jafar as-Sadeq (as), che ha sentito da suo padre, l’Imam Muhammad al-Baqir (as), che ha sentito da suo padre, l’Imam Ali ibn al-Hussain (as), che ha sentito da suo padre, l’Imam Hussain ibn Ali (as), che ha sentito da suo padre, l’Imam Ali ibn Aui Talib (as), che ha sentito dal Profeta Muhammad (S), che ha sentito dall’Arcangelo Gabriele, che ha sentito dall’Onnipotente Allah, dire:- La testimonianza ‘La ilaha ill-Allah’ è la mia solida fortezza e chiunque entri nella Mia fortezza non andrà incontro alla Mia ira-".

Infatti, l’Hadith dell’Imam Ridha’ (as) fu la stessa dichiarazione del principio di Tawheed (Monotesimo o Unicità di Dio) che Muhammad (S) proclamò a Mecca per la prima volta due secoli prima.

L’Imam (as) stette in silenzio per un momento e poi continuò:

"Ma per ciò (entrare nella solida fortezza di Allah) vi sono certe condizioni e stipulazioni, e io sono una di queste condizioni".

In altre parole, l’Imam Ridha’ (as) enfatizzando questo Hadith Qudsi, voleva dire che l’accettazione dell’Unicità di Dio, della guida del Profeta Muhammad (S) e degli Imam infallibili (as) della sua Casa, erano la prima condizione per non andare incontro all’Ira Divina. Infatti, la credenza del Monoteismo è completa solo con l’accettazione della guida infallibile della Casa del Profeta (Ahl ul-Bayt).

L’Imam Ridha’ (as) lasciò quindi Nishabur per procedere verso Merv, passando per quel luogo conosciuto oggi come Qadamgah, che ancora conserva le impronta del piede dell’ottavo Imam (as). Dal villaggio di Dah Sorkh, arrivò a Sanabad dove stette nel palazzo di Hamid Ibn Qahtaba e vide la tomba di Harun ar-Rashid. Entrando nella cupola laddove risiedeva il corpo di Harun, l’Imam (as) disse:

“Io verrò seppellito qui e l’Onnipotente Allah renderà questo posto una meta di pellegrinaggio per i miei Shi°iti e i miei amici. Giuro su Allah, che chiunque compia il pellegrinaggio per me e reciti i saluti (Ziyarat) su di me, si sarà guadagnato la misericordia e il perdono divino tramite la virtù dell’intercessione della nostra famiglia".

Dopo due giorni di soggiorno, l’Imam Ridha’ (as) lasciò Sanabad per proseguire verso Merv.
L’Arrivo dell’Imam Ridha’ (as) a Merv
Al tempo di Mamun, Merv era una delle più grandi città del Khorasan, nonché capitale del califfato Abbasside. Su invito di Mamun, circa 300.000 persone, tra cui 33.000 sostenitori Abbassidi ed anche qualche Hashemita, si riunì nella città per dare il benvenuto all’Imam Ridha’ (as), poiché il califfo aveva fatto sapere la sua decisione di eleggere l’Imam (as) come suo successore.

Mamun stesso, assieme al suo vazir Fazl Ibn Sahl, a ufficiali di governo e a truppe dell’esercito spartite in file, uscirono per accogliere l’Imam Ridha’ (as).

L’Imam Ridha’ (as) e la sua carovana entrarono a Merv il 12 di Shawwal del 201° anno dell’Egira (817 d.C.) accolti da un caloroso benvenuto da parte del popolo che lo salutò con il saluto tradizionale e Salawat. La città di Merv divenne un luogo di totale gioia per le genti. L’intera città fu decorata per l’occasione
L’Offerta del Califfato di Mamun all’Imam Ridha’ (as)
Poco dopo che l’Imam Ridha’ (as) arrivò a Merv, Mamun gli disse: "O figlio del Profeta, conosco il tuo elevato rango, la tua conoscenza, la tua misericordia e la tua adorazione; io vedo te molto più degno al califfato che di me stesso. Quindi, il mio desiderio è quello di concederti il califfato e prestarti fedeltà".

L’Imam (as), cosciente del complotto, diede una breve risposta che sfasò i piani di Mamun. Gli disse: "Se questo califfato è un tuo diritto, non è giusto che tu lo conceda a qualcun altro. E se non è un tuo diritto, come puoi concedere una cosa che non ti appartiene?".

Mamun fece del suo meglio per due mesi, sia di persona che tramite lettere, per convincere l’Imam Ridha’ (as) ad accettare il califfato, ma fallì in ogni suo tentativo.

Dobbiamo ricordare che Mamun era una persona senza scrupoli che, per giungere al califfato, uccise suo fratello Amin. E’ ovvio, che una tale persona, assetata com’era per il califfato e il potere mondano, non avrebbe mai lasciato libertà decisionale all’Imam (as). Era chiaro che vi erano altri fini oltre a quelli della sua richiesta.
L’Offerta della Successione di Mamun all’Imam Ridha’ (as)
Vedendo l’Imam (as) non disponibile per un’alleanza, il pensiero di Mamun converse su un altro piano. Il secondo giorno di Ramadan del 201° anno dell’Egira (817 d.C.), egli disse all’Imam Ridha’ (as): "Poiché hai rifiutato la mia offerta del califfato e non vuoi che ti presti fedeltà, accetta la mia eredità così che dopo di me, tu possa essere il probo califfo".

L’Imam Ridha’ (as) rifiutò nuovamente. Comunque, dopo aver insistito molto, includendo anche qualche minaccia, l’Imam Ridha’ (as) decise di accettare la nuova proposta a condizione che nessuno non interferisse sugli affari di governo.

Il piano di Mamun poté finalmente proseguire, e la prima cosa che fece dopo l’accettazione dell’Imam (as), fu immediatamente quella di dimettere dalla dirigenza suo fratello, l’erede prima designato, Qasim Mo’tamin, che fu nominato da suo padre Harun.

Mamun tenne una assemblea pubblica il 6° giorno di Ramadan, un martedì, per annunciare ufficialmente il suo patto con l’Imam Ridha’ (as) in quanto suo erede. Per apparire ancora più gentili, i soldati e gli ufficiali di governo ordinarono una tassa annuale da pagare in nome dell’Imam Ridha’ (as).

Essi inoltre cambiarono il colore della propria bandiera dal nero Abbasside al verde dei Bani Hashim. La bandiera verde fu sventolata ovunque e il nome dell’Imam Ridha’ (as) in quanto futuro califfo menzionato in tutto il regno Islamico.
Gli Abbassidi a Baghdad, inconsapevoli delle reali intenzioni di Mamun, dichiararono la loro aperta opposizione alla sua politica presentando le seguenti ragioni:

• L’uccisione di Amin su ordine di Mamun

• La dimissione di Mo’tamin in quanto erede

• La nomina dell’Imam Ridha’ (as) come nuovo successore

• La paura che i Bani Hashim potessero giungere al potere con la conseguente sconfitta dei Bani Abbas

• La concessione della figlia di Mamun, Umm Habib, in moglie da parte di questo all’Imam Ridha’ (as)

• Il matrimonio di Mamun con Puran, la figlia di Hassan Ibn Sahl, il fratello del vazir Fazl

Gli Abbasidi a Baghdad quindi si rivoltarono contro Mamun e misero suo zio, Ibrahim Ibn Mahdi Ibn Mansur, come loro guida, nominando Ishaq Ibn Musa al-Hadi come suo successore.

Ibrahim, chiamato anche "Ibne Shakla", era una persona molto incompetente che morì poco dopo la sua ascesa al potere. Come vedremo nei capitoli successivi, Mamun, allarmato dalla situazione di Baghdad da un lato, e dalla crescente popolarità dell’Imam Ridha’ (as) dall’altro, decise di uccidere l’Imam (as) e anche il suo ministro Fazl Ibn Sahl poiché lo aveva consigliato di eleggere il discendente del Profeta (S) come suo successore.
I Dibattiti Scientifici e Religiosi dell’Imam Ridha’ (as)]
Mamun era un politico di notevole conoscenza. Per avvicinarsi all’Imam Ridha’ (as), organizzò dei dibattiti religiosi a cui invitata usualmente l’Imam (as) a partecipare. Là venivano discusse questioni molto complesse riguardo a scienza e religione.

Il martedì, a Mamun era solito invitare i sapienti di differenti religioni. Dopo il pranzo egli compiva le abluzioni, si profumava ed iniziava la riunione. La stanza per i dibattiti era fornita dei più costosi tappeti e le discussioni continuavano fino a sera tardi.

L’Imam Ridha’ (as), comunque, sapeva cosa c’era dietro a tutto ciò e mise sempre in guardia i suoi fedeli seguaci dal non farsi ingannare dalle azioni di Mamun. Egli diceva: "Giuro su Allah, che nessun altro che lui mi ucciderà. Non vi è altra scelta, dovrete pazientare fino a questa fine".

Il vero scopo di Mamun nell’invitare i maggiori sapienti dalla differenti regioni per discutere con l’Imam Ridha’ (as) era quello di poter vedere l’erede del Profeta (S) messo in difficoltà. In tal modo avrebbe potuto degradare la sua posizione e attaccare la sua persona tra i sapienti.

Notevoli sapienti Ebrei, Cristiani, Zoroastriani, Indù, pagani e atei, ed anche provenienti dai diversi gruppi in seno all’Islam, discussero con l’Imam Ridha’ (as) rimanendo tutti con un senso di ammirazione e stupore per la conoscenza che Allah ebbe riposto nell’Imam (as). Egli usava rispondere alle loro domande attraverso i loro libri e con l’utilizzo della ragione e della logica.

Dopo ogni dibattito, la popolarità dell’Imam Ridha’ (as) aumentava, mentre il rispetto e la stima nei suoi confronti crescevano sempre più tra i sapienti al tal punto che sia il popolo che i sapienti lo vedevano come il più degno al califfato. Le spie di Mamun a questi incontri, lo informavano sul procedimento dei dibattiti rendendo il califfo sempre più geloso e astioso verso l’Imam (as).

Ma nonostante ciò, Mamun mantenne il suo comportamento esteriore di rispetto e, su sua richiesta, l’Imam Ridha’ (as) compilò due libri: "Fiqh-al-Ridha’" e "Tibb-al-Ridha’" che parlano rispettivamente della giurisprudenza Islamica e delle prescrizioni salutari e igieniche.
L’Incidente della Preghiera di °Eid ul-Fitr
Contrariamente ai progetti di Mamun, la popolarità dell’Imam Ridha’ (as) crebbe tra il popolo. Il Ramadan seguente, nel 202° anno dell’Egira (818 d.C.), il califfo pensò un altro complotto e richiese all’Imam (as) di guidare la preghiera dell’Eid ul-Fitr. L’Imam Ridha’ (as) non accettò dicendo che la preghiera e il sermone non erano una delle condizioni dell’accordo tra loro.

Mamun, comunque, insistette con il pretesto che era desideroso di vedere accrescere la confidenza dell’Imam (as) in tutti i settori, incluso gli ufficiali di governo e i soldati, a testimonianza del potere che Allah ha concesso all’Imam (as). E continuò a persuadere l’Imam Ridha’ (as) per pronunciare il sermone e guidare la preghiera dell’Eid ul-Fitr.

Un giorno prima dell’Eid ul-Fitr, l’Imam (as), vedendo l’inutilità della resistenza, disse a Mamun: "Avrei preferito se dovevi scusarmi. Comunque, poiché non devi scusarmi, uscirò come il Profeta di Allah, pace e benedizione su di lui e sulla sua famiglia, sarebbe uscito, e come sarebbe uscito l’Emiro dei Credenti, Ali ibn Abu Talib, pace su di lui".

Mamun accettò, e ordinò ai soldati, agli ufficiali di governo e al popolo di esser presenti la mattina alla casa dell’Imam (as) per accompagnarlo al luogo di preghiera. La mattina seguente, la gente in massa era riunita fuori dalla casa dell’Imam (as). Così forte era l’entusiasmo che vi erano persone posizionate addirittura sul tetto per poter vedere dare uno sguardo a questa memorabile processione.

L’Imam Ridha’ (as), dopo aver adempiuto all’abluzione rituale, si mise una veste bianca e un turbante bianco, ed uscì di casa. Quindi pronunciò il takbir quattro volte e si diresse verso il luogo della preghiera dell’°Eid mentre la gente continuava a ripetere "Allahu Akbar!" dopo l’Imam (as).

Gli ufficiali del governo e i soldati, che erano in divisa, appena visto l’Imam (as) si levarono le scarpe e si unirono alla grande processione spirituale. Dopo ogni dieci passi, l’Imam (as) si fermava e recitava il pronunciava il takbir quattro volte. La gente lo seguiva urlando fino a tal punto che le grida, nell’insieme, divennero un inno alla maestà di Allah, innervosendo il vazir.

Fazl Ibn Sahl, vedendo la processione, una così totale cooperazione e coordinazione del popolo con l’Imam (as), lo riferì a Mamun e gli disse: "Se l’Imam Ridha’ (as) raggiunge il luogo della preghiera dell’Eid in questo modo, il popolo si solleverà in ribellione. Abbiamo tutti paura delle nostre vite. Digli di tornare indietro".

Mamun fece giungere immediatamente un messaggio all’Imam Ridha’ (as) dicendo: "Abbiamo riposto un eccessivo peso su di te e ti abbiamo fatto stancare molto. Non vogliamo che ti affatichi. Quindi, torna indietro e lascia qualcun altro pregare con la gente alla solita maniera.

L’Imam Ridha’ (as), ricevuto il messaggio, ritornò a casa. Questa saggia mossa dell’Imam (as) allontanò ulteriormente il popolo da Mamun. Si dice che così grande fu la delusione della gente che molti, dopo aver adempiuto alla preghiera rituale dell’°Eid, pensarono di non averla propriamente compiuta.

Mamun, dopo questo ‘incidente’ realizzò di quanto grande era l’Imam Ridha’ (as), e quando amato fosse dal popolo di Merv.
La Pratica Quotidiana dell’Imam Ridha’ (as)
L’Imam Ridha’ (as) era solito trascorrere la maggior parte del suo tempo nella preghiera e nel digiuno. Le notti le trascorreva offrendo preghiere e i suoi giorni avendo una vita pia. Ogni tre giorni recitava l’intero Corano e per ogni versetto andava in meditazione profonda. Nella maggior parte delle sue letture faceva riferimento al Corano e alla sua esegesi. Non aveva dubbi, e anche i suoi avversari lo sapevano che era l’uomo più sapiente della sua epoca. Conosceva molte lingue e conversava spesso con i non-Arabi nella loro lingua nativa.

L’Imam Ridha’ (as) era molto gentile e accogliente, e senza manifestare la sua identità, di notte andava dai poveri per offrirgli cibo e soldi. Stava in compagnia sia del ricco che del povero ed era solito mangiare con entrambi. Ibrahim Ibn Abbas, che era uno degli ufficiali di più alto grado, lasciò la seguente testimonianza riguardo all’impeccabile carattere dell’Imam Ridha’ (as): "Non l’ho mai visto dire parole ingiuriose, mai visto interrompere qualcuno mentre parla, mai visto rifiutare una richiesta d’aiuto se se egli avesse potuto esaudirla, mai visto stirare i piedi o sdraiarsi in presenza d’altri, mai visto delirare o parlare in malo modo di qualcuno dei suoi schiavi, mai visto sputare, mai visto ridere fortemente bensì solo sorridendo, e dovunque gli fosse servito del cibo mentre era solo egli chiamava i suoi schiavi, il guardiano e l’addetto alla stalla per unirsi a lui".

L’attitudine angelica dell’Imam Ridha’ (as) verso la gente era in effetti una lotta determinata contro il regno di Mamun. Egli non aveva paura di niente mentre predicava la verità tra la gente ed è per questa ragione che le sue letture non piacevano al califfo.

Un giorno, due persone vennero dall’Imam Ridha’ (as) e gli chiesero riguardo alle regole della preghiera del viaggiatore. Al primo egli disse che era obbligatorio per lui offrire la preghiera del viaggiatore poiché aveva viaggiato per far visita all’Imam (as). Alla seconda persona disse che, poiché aveva commesso un peccato viaggiando per far visita all’oppressore Mamun, doveva adempiere alle preghiere per intero.

Il citato esempio è solo uno tra i tanti esempi della lotta dell’Imam Ridha’ (as) contro il regime oppressivo di Mamun.
La Preghiera per la Pioggia dell’Imam Ridha’ (as)
Avvenne che poco dopo la nomina ufficiale dell’Imam Ridha’ (as) come successore del califfo, non vi fu pioggia per qualche tempo. I nemici esterni sfruttarono questo fenomeno naturale come un’opportunità per attaccare gli Abbassidi. Mamun quindi chiese all’Imam(as) di pregare l’Onnipotente Allah per far scendere presto la pioggia. L’Imam (as) costretto, un lunedì mattina, con un alto numero di persone attorno, pregò con tutta la città.

Pregando l’Onnipotente Allah, l’Imam (as) iniziò a pregare affinché scendesse la pioggia. Presto, apparve qualche nuvola accompagnata da qualche tuono e dalla luce dei lampi, e molta gioia si diffuse in breve tempo tra la popolazione. Ma l’Imam (as) la invitò alla pazienza dicendo che tali nuvole non erano per essa. Le nuvole infatti se ne andarono e soltanto dopo furono succedute da altre assieme a più lampi e più tuoni ancora. Ma l’Imam Ridha’ (as) disse nuovamente che anche queste nuvole non erano per Merv e che, per volere di Allah (SwT), avrebbe piovuto non appena la gente avesse raggiunto le proprie case.

Quando la gente raggiunse le proprie case infatti, per volere di Allah (SwT) e grazie alle preghiere dell’Imam Ridha’ (as), iniziò a piovere così fortemente che anche i deserti furono riempiti di acqua.
Il cambiamento dell’attitudine di Mamun verso l’Imam Ridha’ (as)
Mamun, dopo aver nominato l’Imam Ridha’ (as) come suo successore e averne celebrato l’evento, pretese di mostrare rispetto nei suoi confronti al fine di ingannare i suoi oppositori e guadagnare il loro appoggio. Ma a causa degli ‘incidenti’ come quelli della preghiera della pioggia e della preghiera dell’Eid che accrebbero l’appello popolare dell’Imam (as), il califfo si allarmò e la sua gelosia si tramutò presto in odio.

Mamun cambiò la sua attitudine e segretamente complottò ancora contro di lui. Egli mandò Hesham Ibn Ibrahim al-Rashedi, uno dei compagni dell’Imam (as), a tenerlo d’occhio. Da qui, a nessuno fu più dato il permesso di vedere l’Imam (as) senza il permesso del califfo. Il traditore Hesham passava tutte le notizie delle attività personali dell’Imam (as) a Mamun e a Fazl Ibn Sahl.

Tra gli Abbassidi vi era anche chi non riusciva a capire lo stratagemma di Mamun poiché pensava che il califfo stesso stesse distruggendo la dinastia Abbasside stabilendo un regime a favore degli Shi°iti. Iniziarono a dire che l’Imam Ridha’ (as), dopo aver acquistato la fama in quanto successore di Mamun, gettò le basi per lo sradicamento del regno Abbasside, e che il miracolo della pioggia era magia. Essi accusarono sempre l’Imam Ridha’ (as) di essere un mago.

Quindi Mamun gli spiegò la sua strategia dicendo: "Egli (l’Imam (as)) era solito invitare le persone segretamente e noi lo abbiamo indicato come nostro successore per usarlo e ottenere il suo consenso alle nostre regole così che i seguaci della sua Casa sappiano che non hanno niente di speciale. Il califfato è per noi. Avevamo paura che se lo lasciavamo solo a Medina, ci avrebbe creato problemi che non avremmo potuto risolvere. Adesso, questa (la nomina) è successa, ma non sappiamo se veramente vuol dire averci messo sul sentiero della distruzione. Il suo rango e il suo potere è molto elevato, e no è saggio condannarlo improvvisamente. Lo elimineremo gradualmente così che la gente pensi che sia un incompetente per la successione, dobbiamo eliminarlo con ogni mezzo, per il nostro bene"
Oggigiorno l’Arabia, la terra della Rivelazione, è sotto l’oppressione e la tirannia, perché era lontana da Merv e la gente non poteva andare facilmente a risolvere i suoi problemi.

Dopo la presa di uno dei villaggi di Kabul nel 202° anno dell’Egira (817 d.C.) da parte degli Abbassidi, l’Imam Ridha’ (as) consigliò Mamun di lasciare Merv e spostare la capitale a Baghdad, sede del governo dei suoi predecessori, così che gli affari dello Stato Musulmano potessero essere presi tutti in considerazione.

Mamun, dopo aver scoperto che suo zio Ibrahim aveva assunto il potere a Baghdad, decise di dichiarargli guerra e partì per l’Iraq. Egli seguì il consiglio dell’Imam Ridha’ (as) e ordinò alle sue forze di muoversi verso Baghdad nonostante Fazl Ibn Sahl non fosse pienamente d’accordo. Il suo esercito, accompagnato dall’Imam Ridha’ (as), entrò a Sarakhs, dove si fermò per un po’. Mamun aveva fatto i suoi calcoli, e per riacquistare la stima degli Abbassidi e rimediare agli errori passati, pensò di uccidere sia Fazl Ibn Sahl che l’Imam (as).

A Sarakhs, Fazl fu avvisato da suo fratello, Hassan Ibn Sahl, che basandosi sui calcoli per quel mese degli astrologi, gli disse che stava correndo il rischio di assaggiare il calore del ferro e del fuoco di un particolare giorno. All’alba di venerdì, comunque, Fazl Ibn Sahl, mentre stava andando a un bagno pubblico a Sarakhs, fu attaccato da un gruppo di persone con le spade e venne ucciso.

Con l’assassinio dio Fazl Ibn Sahl, Mamun si sentì sollevato, pensando di aver riconquistato il consenso di molti politici. Decise dunque di uccidere anche l’Imam Ridha’ (as). Come primo passo, lo mise subito sotto sorveglianza e restrizioni varie. Durante il suo confinamento, l’Imam (as) era solito offrire preghiere all’Onnipotente. Dopo sette mesi, Mamun e il suo esercito si mossero verso Sanabad.
Il Martirio dell’Imam Ridha’ (as)
Arrivati a Sanabad, Mamun si sistemò nel palazzo di Hamid Ibn Qahtaba.

La mattina del 30 di Safar del 203° anno dell’Egira (818 d.C.), uno schiavo di Mamun andò alla residenza dell’Imam Ridha’ (as) per portargli un messaggio ove era scritto che il califfo voleva vederlo. L’Imam Ridha’ (as) si recò quindi al palazzo di Mamun. Il califfo salutò l’Imam (as), e dopo aver baciato la sua fronte, gli disse di sedersi accanto a lui. Poi gli offrì del succo d’uva avvelenato che gentilmente rifiutò. Allora Mamun prese un grappolo d’uva e lo mangiò, gustando il suo sapore e ammirando la sua qualità. Dunque offrì nuovamente del succo avvelenato all’Imam (as), insistendo. L’Imam (as), non avendo scelta, lo bevve e immediatamente perse coscienza.

Così fatale fu l’effetto del succo avvelenato che lo stesso pomeriggio, l’ottavo Imam (as) divenne martire. Egli inalò il suo ultimo respiro tra le braccia del suo giovane figlio, Muhammad Taqi al-Jawad (as), che sebbene non fosse in Khorasan, arrivò miracolosamente da Medina per gli ultimi momenti di vita del padre.

Mamun, avendo portato a termine il suo sinistro piano, si mostrò addolorato al fine di non dar vita a qualsiasi tipo di sospetto, e si unì al funerale dell’Imam (as). Cosciente del fatto che questo era amato e rispettato dalle masse, aveva paura di una rivolta popolare. L’Imam (as) venne poi seppellito a sud della tomba di Harun ar-Rashid, come aveva già predetto. Al momento del suo martirio, l’ottavo Imam (as) aveva 53 anni, 3 mesi e 19 giorni.
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1. (as) abbreviazione di “‘aleyhi-ha-hum assalam”, “che la pace sia su di lui-lei-loro”, che viene utilizzato accanto ai nomi dei profeti, degli angeli, dei puri Imam e delle donne del Paradiso (Khadija, Fatima, Maria, Asya ) e secondo alcuni pareri viene usato anche accanto a nomi di altre donne come Zeynab, Ruqayya, Oum Kulthum,Fatima Masuma…

2. (S) abbreviazione di “salla allahu wa alehi wa aliyhi wa sallam”: “pace e benedizioni di Allah (SwT) su di lui e sulla sua famiglia”.

3. (SwT) abbreviazione di “Subĥana wa Ta°ala”, Lode a Colui che è privo di ogni imperfezione, l’Altissimo.

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