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La Donna: Meta del Corpo Sociale by : Ayatullah Muhammad Taqi Misbah Yazdi

 

La più grande difficoltà che si incontra nel risolvere i problemi sociali dipende dall’influenza di fattori come consuetudini locali, abitudini, emozioni, imitazione pedissequa dei predecessori ecc.. Essi possono spesso portare a deviare il sentiero della verità e ad errare nel distinguere il bene dal male.

Nei problemi di natura logica o scientifica tale difficoltà non insorge. Nel procedimento scientifico, dapprima si formulano premesse, quindi -per via di inferenza- si arriva ad una conclusione corretta. In altre parole, nel caso in cui i fraintendimenti o incomprensioni alterino una dimostrazione scientifica o filosofica, ciò può essere attribuito a mancanza di strumenti adeguati o a carenze di inferenza logica.

I problemi sociali, d’altra parte, riguardano vantaggi e svantaggi, ideali e desideri delle varie classi sociali. In quest’ambito, molti conflitti e dispute sorgono come risultato di conflitti fra diritti e doveri; la ragione per cui alcuni individui aderiscono a certe teorie, contestando il punto di vista altrui, è che essi non si basano sulla ragione, né ricercano la veridicità, la giustizia sociale ed il retto funzionamento della società.

L’oratoria, la poesia, la propaganda ingannevole, spesso soppiantano il pensiero razionale. Il risultato è che, invece di sentire il parere di studiosi e scienziati esperti ed imparziali, si ricorre spesso a schiamazzi, urla e risse al solo scopo di conquistare le menti degli individui più facilmente influenzabili.

In questo modo le cose non possono che peggiorare. Alle persone illuminate, ai sapienti, ai geni viene proibito di esprimersi: la libertà di pensiero e di espressione viene brutalmente repressa. Le malelingue e le penne avvelenate non solo agiscono incontrastate, ma vengono incoraggiate a perdurare nel loro comportamento. Stante una corruzione cosi evidente dell’ordine sociale, ognuno può immaginare da sé le conseguenze che possono derivare per il futuro della società.

Pertanto una condizione basilare per formulare giudizi fondati su tali argomenti, sarà analizzarli da un punto di vista obbiettivo, con l’unico intento della ricerca della verità, prescindendo dall’influenza di passioni, emozioni, usi e costumi. Solo in questa maniera è possibile raggiungere la verità e formulare giudizi corretti. Per investigare i problemi e per comprendere la verità dei fatti è necessario considerare i vari elementi che governano la vita dell’uomo, le sue relazioni sociali e la legge di causalità. Cosi, prima di giungere a conclusioni categoriche, è necessario soppesare accuratamente i vari fattori materiali, spirituali, individuali e sociali. Cosi inoltre, nel caso si scoprano conflitti fra di essi, è necessario dare la prevalenza al più importante. Sfortunatamente, nell’analisi di questi problemi, vi sono forti influenze soggettive, tanto che i mezzi razionali e pacifici cedono spesso a quelli violenti e colonialisti.

L’imitazione pedissequa è uno dei fattori che esercita un’influenza negativa sulla soluzione dei problemi sociali; troppi diritti sono stati negati e molte forme di deviazione sono sorte per via di un’imitazione cieca ed ignorante delle culture antiche o straniere.

Come abbiamo detto in precedenza, per uno studio logico e razionale di questi problemi è necessario guardarsi dall’influenza negativa che tali fattori possono esercitare. Bisogna inoltre avere una mente obbiettiva e libera da pregiudizi, sia orientali che occidentali, ed uno sguardo libero da passioni o motivazioni egoistiche.
Il tema dei diritti della donna, a seguito di cause che non spiegheremo in questa sede, ha fatto recentemente scorrere fiumi di inchiostro nel nostro paese {Iran, n.d.t.}, portando a eventi di cui tutti siamo più o meno a conoscenza.

Per uno studio su basi solide dei diritti della donna, che costituisce la metà della popolazione mondiale, dobbiamo considerare la sua posizione entro la natura e la società e scoprire i privilegi ed i valori attribuiti dalla natura o, in termini religiosi, dalla divina Saggezza e Provvidenza. Il Sacro Corano, l’ultima, perfetta Rivelazione divina e guida eterna dell’umanità, in grado di guidarla alla prosperità ed alla salvezza in questo mondo e nell’aldilà, afferma che le leggi della società debbono essere in accordo con la natura umana: “Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Allah ha connaturato agli uomini; non c'è cambiamento nella creazione di Allah. Ecco la vera religione, ma la maggior parte degli uomini non sa” (30:30).

La logica del Santo Corano è impareggiabile, e nessuno scienziato o studioso, per quanto ne sappiamo, è mai riuscito a superarla. Se qualcuno è riuscito a trovare una logica più profonda è bene che la illustri cosi che tutti ne possano beneficiare. Può invero darsi una base logica più fondata? Sarà facile rispondere a questa domanda dopo aver spiegato cosa si intende per natura umana come base di ogni legge e regola.

I filosofi sia antichi che moderni sono d’accordo sul fatto che ogni entità vivente è dotata di un meccanismo che rende possibile la sua sopravvivenza; la sperimentazione lo ha inoltre dimostrato al di sopra di ogni possibile dubbio. Non sono pertanto necessarie prove tecniche o ragionamenti sofisticati, ed un breve studio della vita delle entità viventi, vegetali o animali, sarà sufficiente a renderne ragione.

E’ ad esempio comunemente accettato il principio per cui un’entità vivente ha bisogno di cibo per poter sopravvivere. Ogni animale o specie ha però bisogno di un tipo diverso di cibo, in ragione delle sue necessità corporali. La natura ha inoltre dotato ogni essere vivente di un meccanismo digestivo che è costruito in modo tale da rivelare il cibo che gli si confà.

Uno studio sull’apparato digerente degli erbivori e dei carnivori, della loro dentatura, stomaco ed intestino, può fornirci l’elemento indispensabile a dimostrare il nostro assunto. Uno scienziato che impartisca istruzioni sull’alimentazione degli animali deve considerare la struttura del sistema digestivo di essi. Certamente, poiché gli animali agiscono per istinto, non hanno bisogno di essere istruiti sulla loro alimentazione, però tali istruzioni possono essere di grande giovamento a eventuali proprietari di animali.

In eguale misura, per dispiegare al massimo le potenzialità di un essere vivente, si dovrebbero studiare i suoi meccanismi naturali e analizzare i limiti di forza e lavoro di quest’ultimi.

Perciò il miglior modo per determinare i diritti e i doveri di un’essere vivente consisterà nello studio delle sue qualità e potenzialità naturali. Nessun criterio può possedere una maggiore validità.
Poiché l’uomo è un essere materiale, intellettuale e spirituale, le sue caratteristiche individuali devono essere studiate assieme a quelle sociali. Uno studio integrale dei diritti della donna deve pertanto includere considerazioni di fisiologia, psicologia, sociologia ed altre scienze correlate. Una definizione dei principi basilari di queste scienze ci porterebbe necessariamente troppo lontano; alcuni brevi cenni introduttivi ci sembrano però necessari.

Che sia l’uomo che la donna siano esseri umani è un fatto indiscutibile; entrambi posseggono caratteri e valori umani. Essi non possono però come tali essere presi come criteri di demarcazione fra diritti e doveri. Le differenze fra uomo e donna esistono per via delle loro caratteristiche peculiari, sulla base delle quali è possibile distinguere i due sessi. Dobbiamo dapprima considerare le differenze nella costituzione fisica. In altre parole dobbiamo scoprire il senso del concetto di femminilità ed i suoi fondamenti.

La differenza principale fra uomo e donna è il loro sesso. Essi differiscono ovviamente anche nella conformazione del sistema nervoso e di atri sistemi, ma sempre nell’ambito fisiologico. Da un punto di vista psicologico, l’uomo si differenzia di molto dalla donna. Generalmente la donna è più emotiva, mentre nell’uomo l’intelletto prevale sulle emozioni. Questa differenza dipende direttamente dal sistema nervoso, ed un esame critico, psicologico e fisiologico, può ampiamente dimostrarlo. Da un punto di vista sociologico è necessario analizzare il ruolo giocato dall’unità familiare nei rapporti fra i due sessi.

Sebbene le differenze fra i due sessi possano sembrare fattori di scarsa importanza nel determinare i rispettivi diritti e doveri, un’analisi più accurata dimostrerà quanto questi fattori possano essere determinanti nel definire funzioni sociali, diritti e doveri materiali. Affermare che le altre differenze di sistema nervoso o costituzione psicologica siano fondate su questa differenza basilare non è certo una esagerazione.

Tra uomo e donna esiste reciproco amore ed attrazione. La reciproca attrazione sessuale ed il piacere che ne deriva sono fattori che portano a stabilire un’unione che permette alla natura di raggiungere il suo scopo: la sopravvivenza della specie. Eppure l’uomo e la donna non giocano lo stesso ruolo nella realizzazione di questo obbiettivo.

Se l’uomo possiede ad esempio un certo grado di libertà per quel che concerne la sua libertà sessuale (non può infatti essere costretto con la forza ad avere un rapporto sessuale), ciò non vale per la donna. Inoltre, la funzione riproduttiva dell’uomo è istantanea, mentre la donna deve portare l’onere della gravidanza per diversi mesi. Se a ciò aggiungiamo il tempo necessario all’allattamento, allo svezzamento ed alla crescita dei figli, vediamo che le responsabilità femminili in materia sono molto più estese di quelle maschili.

Una certa donna, rappresentante del senato del vecchio regime, ha erroneamente affermato: “La gravidanza è una delle semplici cose che naturalmente capitano alla donna, simile a qualsiasi delle attività quotidiane di un uomo”. Ma, come tutti sanno, la gravidanza ed il parto sono doveri che comportano impegno di tempo, sforzo e sofferenza, e non dovrebbero pertanto essere in alcun modo paragonati ad atti quotidiani, o affrontati cosi crudamente come nelle parole di questa senatrice.

Una donna gravida deve sopportare il peso dei disagi inerenti al suo stato, ed ha bisogno di riposo ed assistenza medica come un ammalato. Come affermano i medici, la gravidanza assomiglia ad una malattia. Durante tutto il periodo, la donna deve salvaguardare il suo equilibrio psico-fisico, evitando al contempo nervosismo, collera e preoccupazioni. Trascurare tali indicazioni significherà nuocere sia alla madre che al feto.

La gravidanza non deve in alcun modo essere considerata qualcosa di istantaneo. Essa è piuttosto preceduta, accompagnata e seguita da dolore, sofferenze e possibili effetti collaterali. E’ noto inoltre che, nelle prime settimane successive al parto, la donna ha bisogno di riposo per recuperare il suo stato di salute ordinario.

E’ necessario sottolineare che, se il Santo Corano ha limitato il ruolo della donna nei rapporti sociali, non è perché guarda ad essa come un mezzo per procreare più figli. Non vogliamo comunque neppure sostenere il contrario, ma piuttosto sottolineare il ruolo primario della donna nella riproduzione. Intendiamo affermare cioè che il ruolo dell’uomo nel processo riproduttivo non può essere paragonato a quello della donna, che sottostà ad un lungo periodo di gravidanza, alle doglie del parto ed alle sofferenze che ne derivano.

Dobbiamo cosi riconoscere il ruolo ed i doveri naturali ed innati della donna nella società e considerare il motivo per cui è stata dotata di caratteristiche naturali e quali ne siano le finalità.

Poiché il fardello della riproduzione grava esclusivamente sulla donna, Dio Onnipotente l’ha dotata di una conformazione naturale che le permette di adempiere a questo compito naturale, da cui ella è in grado di ricavare soddisfazione. Questo dono divino è la forza spirituale dell’affetto materno.

Senza dubbio, se il fardello della riproduzione e della maternità fossero stati affidati all’uomo, questi lo avrebbe trovato insopportabile, ma la più grande aspirazione di ogni donna possiede questo elevato carattere morale. Vi sono infatti molte donne sterili disposte a spendere ingenti somme di denaro pur di riuscire ad avere un figlio.

L’uomo solitamente considera l’avere figli come una esperienza piacevole, è però disposto, per amore dei suoi figli, a sottoporsi, come la donna, a dure incombenze? E’ pronto a lavare i suoi figli con la stessa cura e dedizione che vi pone la madre? Sacrificherà il suo tempo libero ed il suo riposo per i figli, e cosa ancora più importante, ne trarrà soddisfazione?

Se incontrate un uomo del genere, siate certi che è un’eccezione alla regola, e come sappiamo, le eccezioni sono irrilevanti nel determinare l’assetto sociale. Oltre a ciò, l’atteggiamento dell’uomo e della donna di fronte a concetti come la maternità differiscono radicalmente. Possiamo forse affermare che entrambi i sessi posseggono un’identica inclinazione naturale rispetto ai doveri connessi all’allevamento della prole? Dobbiamo al contrario riconoscere che la differenza di costituzione psico-fisiologica fra uomo e donna è assai marcata.

L’uomo è in genere più aggressivo ed attaccabrighe, qualità che non si accordano certo con il senso materno. La donna è al contrario più pacata e pacifica nei suoi sentimenti, e l’affetto materno può essere considerato la fonte primaria di tutte le sue emozioni, il fattore che la porta a fare delle sue pesanti responsabilità un ideale di vita.

Dobbiamo sottolineare che, nel prendere in considerazione la conformazione psico-fisica dell’uomo, non possiamo pretendere che egli condivida con la donna in maniera equa gli oneri della maternità; essa è infatti considerata un sacro dovere per la donna, e un fattore determinante nel preservare l’esistenza umana. Non si dovrebbe ugualmente pretendere che la donna si impegni in attività che sono strutturate, sin dall’atto della creazione, sulla natura specifica dell’uomo. Questa realtà diviene evidente dopo un accurato studio dell’anatomia umana, che dimostra come la fisiologia dell’uomo sia stata creata in maniera atta a svolgere determinate funzioni. Ciò sarà comunque discusso per esteso nelle pagine seguenti.

Un’altra differenza naturale tra l’uomo e la donna si trova nel cervello e nel sistema nervoso: per esempio, il cervello della donna è circa cento grammi più leggero di quello dell’uomo e la parte frontale di esso è cinquanta millimetri quadrati più piccolo. Inoltre certe caratteristiche presenti nel cervello dell’uomo, che secondo i fisiologi sono segno dello sviluppo della forza intelletiva, non sono presenti nel cervello della donna.

Queste erano le principali differenze fisiche tra l’uomo e la donna, è ovvio che sono state prese in considerazione le condizioni normali, e non vengono negate eventuali eccezioni, ma come abbiamo già affermato, per determinare le regole sociali non ci si basa sulle eccezioni.
Abbiamo cosi sottolineato, per quanto il margine del discorso ce lo permette, le più evidenti differenze strutturali fra i sessi, sia di natura fisica che psicologica, essendo tali aspetti direttamente correlati. Veniamo ora ad un terzo argomento: l’attrazione naturale fra i sessi e la formazione della famiglia. E’ indiscutibile il fatto che l’uomo, nel corso della sua esistenza, si trova continuamente ad avere bisogno di aiuto, cooperazione ed assistenza da parte dei suoi simili, tanto da essere considerato per natura un animale sociale.

Questa caratteristica è stata determinante per la nascita delle forme umane di società che sono esistite nel corso dei secoli. Dobbiamo però considerare questa necessità di cooperazione ed assistenza, di difesa comune contro i nemici come il fattore determinante nella formazione dell’unità familiare oppure dobbiamo rifiutare tale asserzione? E’ la stessa causa a portare l’uomo a cooperare con i suoi simili ed a spingere i due sessi ad unirsi per formare una famiglia? In altre parole, il fattore determinante nella formazione della famiglia deve riconoscersi nella naturale tendenza umana alla cooperazione sociale per la soluzione dei suoi bisogni, oppure nella mutua attrazione fra i sessi e nel comune amore per la prole?

Se Iddio l’Altissimo non avesse instillato nei due sessi una forza di attrazione reciproca, forza che esercita una enorme influenza sulla nostra vita, condizionando ogni altro sentimento, in che modo avrebbe potuto sorgere l’unità familiare?

Come abbiamo detto in precedenza, la somiglianza fra due creature non può essere considerata causa di un fenomeno peculiare ad una sola di esse. Se inoltre la cooperazione fra due persone potesse di per sé condurre alla formazione di una unità familiare, allora due persone dello stesso sesso potrebbero ugualmente costituire una famiglia. In tal caso non vi sarebbe necessità alcuna di unione fra due individui di sesso opposto, mentre essa è condizione invariabilmente necessaria laddove esista fra i sessi una mutua attrazione.

Uno studio sulla natura dell’essere umano, uomo e donna, che tenga conto dell’istinto sessuale, della pace materiale e spirituale, della tranquillità e del piacere che sono alla base della famiglia non lascerà persistere alcun dubbio, se mai ve ne fossero, sul fatto che la famiglia è fondata in maniera naturale sull’attrazione reciproca fra i due sessi.
La natura umana e le caratteristiche comuni ad entrambi i sessi divengono prive di significato laddove a qualche essere umano1 vengano negati alcuni diritti fondamentali: diritti naturali, originari ed innati. Alcuni di questi sono il diritto all’indipendenza, alla libertà di azione e di pensiero, quello alla proprietà, all’eguaglianza di fronte alla legge e alla difesa dei propri legittimi diritti.

Nessuno può essere privato di questi diritti sulla base del colore della sua pelle, del sesso, dello stato sociale, della sua nazionalità o dei suoi titoli accademici. Tutti gli uomini dovrebbero godere di questi diritti, siano essi bianchi o neri, maschi o femmine, governanti o governati, cittadini o abitanti delle campagne, colti o ignoranti.

Le leggi e le regole sociali che regolavano le antiche società incoraggiavano invece le discriminazioni sociali, concedevano il diritto alla proprietà, alla libertà, all’istruzione ed ai privilegi spirituali e materiali soltanto a ceti ristretti. In tali civiltà le donne erano considerate soltanto mezzi di scambio, e la salvezza di questa vita e dell’Aldilà era considerata prerogativa ed esclusiva degli uomini; tutto ciò si oppone in maniera evidente alla natura umana stessa.

Sfortunatamente anche al giorno d’oggi, in taluni paesi occidentali, considerati da molti all’avanguardia del progresso civile, è ancora possibile riscontrare tali inumane discriminazioni. Le leggi sull’apartheid ne sono un esempio evidente.

Esistono comunque degli esseri dotati per nascita di qualità peculiari ed attitudini superiori, si tratta di un fatto che non dovremmo ignorare. Lo stesso avviene nel campo delle differenze nella costituzione fisica e biologica dell’uomo e della donna. Nella legislazione sociale tale fattore è infatti tenuto in alta considerazione.

Dopo il concepimento, ad esempio, la donna diviene naturalmente adatta all’allattamento. Il diritto ad allattare il bambino le appartiene in maniera innata, e nessuna legge può negarglielo. Se una certa legge stabilisce che il padre ha diritto di affidare l’allattamento a chiunque gli aggradi, tale legge sarebbe del tutto contraria alla natura umana. Ugualmente, se una legge stabilisse che la donna deve andare sui campi di battaglia a difendere la patria dai nemici, questa legge sarebbe in contraddizione con la natura umana, poiché l’uomo è per nascita dotato di un fisico più forte, è mentalmente più forte e quindi più adatto della donna a combattere.

Certamente, se dovesse accadere che il numero degli uomini fosse insufficiente, allora il diritto alla difesa si applicherebbe ad entrambi i sessi, ed anche le donne dovrebbero combattere, ma quando il numero degli uomini è sufficiente alla difesa, non sarebbe giusto chiedere anche alle donne di combattere sulla base del fatto che anche esse possiedono il diritto a difendersi.

In tale caso sarebbe errato imporre alla donna i pesanti ed ardui compiti della guerra, poiché le leggi fondate sulla comune natura umana si applicano nei casi in cui intervengono diritti comuni, non a quelli in cui i caratteri umani differiscono. Questo è il motivo per cui le caratteristiche individuali presuppongono regole e leggi conformi alla natura degli individui cui si applicano.

Perciò, riguardo alla condizione femminile, è necessario considerare la costituzione naturale della donna assieme alle regole sociali. La natura ha dotato la donna di affetto materno, ed esso è certamente una delle sue qualità innate.

Il ruolo di tali sentimenti nella società umana e la loro considerevole influenza sull’allevamento della prole debbono essere tenuti in grande considerazione. I limiti del nostro discorso non ci permettono di dilungarci ulteriormente sull’argomento. Ci basti sottolineare come molti dei fautori dell’amore libero stiano ora abbandonando questa filosofia corrotta e pazzesca, dopo aver riconosciuto come essa porti allo sviluppo di una prole illegittima, cui è negata, durante l’infanzia, la cura dell’affetto materno ed i sentimenti che esso comporta.

Cosi nel formulare leggi e regole relative alla condizione femminile, si deve tenere a mente il fatto che esse non debbono in alcun modo contraddire i sacri valori della maternità, né essere in contraddizione con la natura affidata alla donna da Dio.

Inoltre, la ricerca scientifica ha dimostrato, al di là di ogni dubbio, che una società fondata sulla famiglia è il modello di società più naturale ed equilibrato. Tale società è il risultato dell’attrazione reciproca fra i due sessi. Ogni legge che contravvenisse a quest’ordine naturale sarebbe pertanto inumana, dannosa alla società e repressiva nei confronti della donna e dell’intera umanità.

Va inoltre notato che, come la donna2 è per natura più emotiva dell’uomo, questi è fisicamente e mentalmente più forte. E’ questa differenza a rendere possibile l’evoluzione dell’uomo e della società umana. Le ricerche di fisiologi e psicologi ci dimostrano che questa superiorità è una realtà indiscutibile. Questa verità è inoltre dimostrata dalla storia.

I compiti in accordo alla fisiologia ed alla struttura mentale dell’uomo, come nel caso della guerra, dovrebbero pertanto essergli riservati, sia che ne derivi piacere, sia che se ne tragga disagio. Ciò sarà di giovamento all’intera umanità ed in accordo con l’ordine naturale.
Prima di addentrarci nella discussione dobbiamo menzionare alcuni punti preliminari:

• Per una comprensione realistica dei fondamenti dell’Islam è necessaria una analisi dei versi del Santo Corano, degli Ahadith (detti) del Santo Profeta (S)3 e degli infallibili Imam (as)4.Non bisogna giudicare i precetti islamici sulla base del comportamento, locale e circoscritto, di alcuni Musulmani. Se ad esempio alcuni musulmani violano i diritti della donna, questa ingiustizia non dovrebbe essere attribuita all’Islam. Ugualmente, non si dovrebbe affermare che l’Islam ha violato i diritti della donna per il fatto che, da qualche parte ed in un certo periodo, taluni musulmani si sono comportati in questa maniera.Allo stesso modo di come non si può affermare che, poiché in alcuni paesi islamici vengono applicate leggi europee, contrarie all’Islam, se queste fossero state contrarie all’islam milioni di musulmani non le avrebbero rispettate. Similmente, certe regole inventate dagli occidentali o i credi di alcune sette cristiane secondo cui l’anima della donna {ad eccezione di quella della nobile Maryam (as)} non è eterna e ala beatitudine eterne è solo per gli uomini non possono essere atribuite a Gesù (as). e la beatitudine eterna è solo per gli uomini non possono essere attribuite a Gesù (as).

• Nelle regole sociali, i criteri sono basati sempre sul tipo di individui componenti la società e non sulle eccezioni, è quasi impossibile trovare una legge che riguardi tutti i componenti della società senza eccezione. Perciò la presenza di eccezioni, sui quali non può essere applicata la filosofia della legge, non possono essere motivo di opposizione a tale legge.

• Nelle leggi religiose e divine non viene presa in considerazione solo la salvaguardia della società, ma anche i valori spirituali sono considerati. Come si può pensare che Iddio l’Altissimo, che prima di tutto pensa alla vera beatitudine dell’uomo, abbia preso in considerazioni solo scopi terreni nel creare la legge dell’Islam? E viceversa come si può pensare che Dio, che ha creato questo mondo come “terreno” su cui “coltivare” e raccargliene i frutti nell’Aldilà, abbia sottovalutato le questioni terrene?

Dobbiamo costantemente ricordare che lo scopo della creazione e della vita su questa terra è che l'uomo raggiunga la perfezione nel corso della sua vita. La sua vita terrena è il fondamento della sua vita eterna. I suoi pensieri, le sue parole e le sue opere in questo mondo determineranno in maniera diretta la sua vita eterna, vita della felicità eterna o di castigo.

La legislazione divina conduce l’essere umano, nel corso della sua vita, a riconoscere il retto sentiero, alla luce della Guida divina, onde, viaggiando su un sentiero divinamente illuminato, egli possa raggiungere la sua destinazione ideale. Il bisogno della Legislazione divina, come è stato dimostrato nello studio sulla profezia è dovuto al fatto che l’essere umano non è sempre in grado, come gli altri animali, di distinguere istintivamente il bene dal male nella vita terrena e ultraterrena. Anche il suo intelletto si rivela insufficiente ad adempiere questo scopo, in particolare riguardo all’Aldilà. Il cervello umano, limitato nelle sue facoltà, non può prevedere tutto ciò che conduce alla felicità, nell’aldilà. Non avendo conoscenza del mondo a venire, l’intelletto umano non è in grado di concepire i mezzi, le condizioni e le cause o gli ostacoli alla salvezza eterna. In questo modo, l’uomo spesso sbaglia nel distinguere il bene dal male, precludendosi la possibilità di dirigere le sue azioni in vista della felicità eterna.

Questo è il motivo per cui ha bisogno della rivelazione divina da parte di Colui che governa le nostre vite e le nostre azioni. Colui che conosce l’aspetto manifesto ed occulto di ogni cosa. Sia la divina creazione che la divina Legislazione hanno pertanto una meta: ognuna è complementare dell’altra. E’ ovvio che il Creatore dell’uomo, colui che lo ha posto sul retto sentiero e lo ha istruito, lo ha fatto in vista del suo progresso e del suo benessere. Egli è Uno, Unico, Onnisciente ed Onniveggente, ed istruisce l’uomo in relazione alla sua vita terrena ed a quella a venire.Vi è alcuno oltre a Dio, l’Uno, l’Unico, che sia Onnisciente ed Onniveggente e che possa fornire all’uomo una Legislazione cosi completa da estendersi a tutti gli spetti, sia materiali che spirituali, della vita dell’uomo?

Da ciò possiamo affermare che l’Islam è un’insieme di regole divine esposte all’umanità attraverso Muhammad (S), il sigillo dei Profeti, affinché l’uomo potesse raggiungere la perfezione in entrambi i mondi; questa rivelazione è perfetta nei minimi dettagli.Cosi chiunque si consideri Musulmano, ma ritenga la Legislazione islamica inadeguata al mondo moderno, o valida soltanto per un tempo particolare, o si rivela completamente ignorante dei principi basilari dell’Islam, o completamente privo del lume dell’intelletto..

• Malgrado continui progressi in taluni campi della scienza, malgrado i continui tentativi che hanno caratterizzato tutta la storia umana, dobbiamo affermare che l’uomo non ha raggiunto ancora il più alto stato di perfezione ideale. In nessun tempo ed in nessun luogo l’uomo ha ancora raggiunto il più alto stato ed è in grado di comprendere i misteri della creazione. Al presente, gli scienziati si trovano ad indagare fenomeni di cui non sono ancora in grado di definire le cause. Nessuno potrà mai imporre un limite all’acquisizione di nuove conoscenze. Taluni hanno stoltamente affermato che, con la scoperta dell’atomo, l’uomo ha svelato il mistero della creazione; eppure non è stato necessario molto tempo per comprendere quanto simili pretese fossero infondate.

Non possiamo aspettarci di comprendere tutti gli enigmi della creazione. Come non siamo in grado di affermare la natura misteriosa dell’essere umano, cosi non dovremmo aspettarci di comprendere il complesso sistema della Legislazione divina nei suoi aspetti materiali ed intellettuali. Quindi se troviamo regole personali e sociali dell’Islam, che non riusciamo a comprendere, non dobbiamo ritenere che la loro filosofia sia solo quella che noi abbiamo scoperto. Senza dubbio, l’uomo in futuro risolverà alcuni misteri, nello stesso modo in cui fenomeni ignoti nel passato sono diventati parte integrante della scienza moderna. Vi sono però, a fianco di misteri che potranno essere compresi soltanto nel futuro, quelli la cui comprensione travalica le possibilità dell’intelletto umano.

• Resta il fatto che la totalità degli insegnamenti islamici in ambito di fede, morale, di regole per l’individuo e per la società, costituisce un farmaco in grado di guarire i disagi della società e di assicurare all’essere umano la salvezza in questo mondo e nell’Aldilà. Non bisogna però concludere che la Legislazione islamica porti da se stessa risultati ideali in qualsiasi condizione. Eppure bisogna evitare affermazioni come: “Questa regola islamica è anacronistica nel contesto del mondo contemporaneo”. I fattori temporali non devono influenzare la Legge Islamica, ne essa deve essere considerata manchevole sotto qualche riguardo. Un esame attento ci rivelerà che, se una legge islamica appare carente, o se effettivamente lo è, ciò deriva dalla negligenza di altri principi islamici, da una cultura religiosa inadeguata o da una decadenza morale e spirituale della società contemporanea, non da presunti limiti inerenti alla natura della legge stessa.

Riguardo alla condizione femminile nell’Islam, va osservato che l’Islam considera la donna come un membro perfetto ed indipendente della società, e non stabilisce alcuna differenza fra lei e l’uomo per quel che concerne la morale. L’Islam afferma che la salvezza può essere ottenuta soltanto mediante la conoscenza, le buone opere e la taqwa. Il Santo Corano afferma:

“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Allah è sapiente, ben informato” (49:13).

E: “…In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri…..”.(3:195).

L’Islam perciò non fa differenza fra l’uomo probo e virtuoso e la donna che possiede le stesse qualità. Nella società islamica la donna ha diritto alla proprietà ed al commercio, all’eredità ed alla ricerca di conoscenza. Ai tempi del Profeta Muhammd (S), vi era una donna di nome Zaynab °Attari che vendeva profumi e il Profeta (S) stesso era suo cliente. Nell’Islam la donna può prendere parte alla vita sociale nella misura in cui questa partecipazione non contrasta con castità e virtù:

“..Non c’è per voi nessun biasimo per quello che esse compiono in maniera lecita..” (2:234).

Nei primordi dell’Islam, le donne accompagnavano i combattenti islamici (Mujahidin) al fonte, aiutando a cucinare e curare le ferite.

Esistono comunque nell’Islam alcune differenze nei diritti e nei doveri dei due sessi.

Solo l’uomo può ad esempio occuparsi dell’amministrazione della giustizia, del governo e del Jihad. 5

La quota di eredità della donna è inoltre la metà di quella dell’uomo, i diritti di divorziare e di contrarre più matrimoni appartengono soltanto all’uomo. La donna deve adeguarsi a suo marito nelle questioni sessuali e non lasciare la casa senza avere il suo permesso. L’uomo deve da parte sua sostenere la donna e provvedere ai suoi bisogni al meglio delle sue possibilità finanziarie. In taluni casi, secondo precetti islamici, l’uomo deve persino impegare delle domestiche per le esigenze di sua moglie.

Nell’Islam i doveri domestici, come cucinare, lavare, fare il bucato ed allevare i figli non sono relativi soltanto alla donna, tanto che ella per svolgerli può pretendere un salario dal marito. Tutto ciò è considerato legale nell’Islam. Però laddove i precetti e le norme morali islamiche vengono rispettate, la famiglia gode di pace, piacere, rispetto, amore reciproco, affetto e sincerità. Ovviamente, nelle famiglie che si fondano su principi e valori islamici, i casi di disputa sono assai rari.

Dobbiamo ora stabilire se l’Islam, nel fissare differenze fra uomo e donna quanto a diritti e doveri, violi o meno l’ordine naturale. Come abbiamo detto in precedenza, per comprendere appieno la questione dovremmo esaminare le esigenze dei due sessi in vista dei loro diritti e doveri; fattori di tempo e spazio ci impediscono però di farlo. Ci accontenteremo al momento soltanto di alcuni brevi cenni, sperando di poter tornare in futuro sull’argomento in maniera più estesa.

Come dimostra l’esperienza comune, la donna è più emotiva e l’uomo intellettualmente superiore. Pertanto i lavori che richiedono l’uso dell’intelletto ed in cui i sentimenti possono essere di impedimento, devono essere propri dell’uomo, secondo l’ordine naturale.. Deve essere cosi in quanto i giudici ed i governi devono preservare i diritti di tutte le componenti della società. Se ai sentimenti fosse permesso di influenzare le leggi e le sentenze giuridiche, i diritti di molti verrebbero violati, e l’autorità della legge messa in crisi. Laddove i sentimenti dominassero la ragione, il governo e la giurisprudenza decadrebbero. Non bisogna però concludere che l’appartenenza al sesso maschile sia l’unico criterio per poter accedere al governo o all’esercizio di funzioni giuridiche.Vi sono infatti altre condizioni, estremamente determinanti, che devono essere soddisfatte.

Quindi laddove l’Islam riconosce tale distinzione, non può in alcun modo dirsi che opprima la donna o ne degradi i valori e la dignità. Lo stesso discorso vale per i casi in cui l’Islam chiama l’uomo a guadagnare il suo denaro o a combattere: l’uomo non può certo ritenere ciò un’offesa alla sua dignità. Questi precetti islamici hanno in vista la cooperazione nell’ordine sociale, mediante un uso appropriato dei talenti che Dio ha concesso ad ogni essere umano, uomo e donna.

Poiché l’uomo è fisicamente e mentalmente superiore, dovrà ingaggiarsi in quelle attività che richiedono tali qualità, mentre la donna, essendo più emotiva dovrà occuparsi di curare la casa e di allevare dei figli pii ed obbedienti.

Come abbiamo già detto, Dio, intendendo fare della famiglia il fulcro della società, ci ha dotato di facoltà che rinsaldano la sua unità. L’attrazione sessuale porta infatti la coppia ad un sentimento di vita comune che è fonte di pace e felicità.

La famiglia desta inoltre quell’affetto naturale che ogni essere sente verso la propria prole. La religione islamica considera la vita familiare piena di significato. Nell’Islam, in accordo con l’ordine naturale, è la donna a fare insorgere nella coppia pace, felicità ed affetto reciproco.

“Fa parte dei Suoi segni l'aver creato da voi, per voi, delle spose, affinché riposiate presso di loro, e ha stabilito tra voi amore e tenerezza”. (30:21).

Questo verso rende chiara l‘armonia che esiste tra la Legislazione divina e l’ordine naturale della creazione e la natura umana. Dobbiamo ora vedere che tipo di leggi e regole possano formularsi in relazione alle esigenze dell’istituzione familiare.

La famiglia comprende due elementi primari, vale a dire l’uomo e la donna, richiede la loro mutua cooperazione e viene incontro alle loro esigenze. In verità, i due formano un solo corpo, permettendo all’albero dell’umanità di crescere e di portare frutto. Mediante tale cooperazione, la coppia potrà coltivare i semi che fruttificheranno in futuro.

Il ruolo dell’uomo nel processo riproduttivo dura solo un breve periodo, mentre quello della donna comporta più tempo ed è più pesante. La donna nutre il suo frutto entro il suo grembo per diversi mesi, dopo il parto lo nutre con la linfa della sua vita, lo abbraccia come se fosse la sua stessa vita ed anima, lo allatta e , istintivamente sacrifica per esso pace, quiete e comodità.

Non saremo dunque degli oppressori della donna se, oltre ai doveri imposti naturalmente dalla condizione femminile, imponessimo alla donna gli stessi ardui compiti propri dell’uomo? L’ordine naturale richiede forse alla donna di affidare i suoi figli ad una bambinaia per andare a lavorare dopo tante quelle sorrefenze? Cosa farà la donna dei suoi seni ricolmi di latte? Come potrà tollerare di essere separata dal proprio figlio se un caso di improvvisa separazione forzata può facilmente condurla alla pazzia?

L’uomo deve forse solo limitarsi a quel ruolo di pochi attimi nel processo riproduttivo o deve anche sostenere finanziariamente la famiglia per compensare la donna degli oneri che si assume con la gravidanza, il parto, l’allattamento, lo svezzamento e l’adempimento degli altri doveri connessi alla maternità? Si può forse affermare che la promiscuità sessuale, che uccide nella donna ogni senso di affetto materno, la libera da frustrazioni e repressioni?

Possiamo pretendere che la negazione dell’affetto materno, dono divino, nel rendere la famiglia un’unità fredda e senza vita (come spesso avviene nei paesi occidentali, U.S.A. in particolare) rappresenti un passo fondamentale verso la riforma della società e la difesa dei diritti della donna? Possono queste azioni contrarie all’ordine naturale essere di alcun beneficio alla società?

La risposta a queste domande può essere trovata facilmente se si guarda alla crescente miseria sociale, al crescente numero di suicidi, furti ed assassini che si riscontrano nel mondo occidentale, ed i problemi che insorgono nel cosiddetto mondo civile come risultato della negazione dei fondamenti ella vita familiare.

Come ha detto un famoso orientalista: “ il piacere che un Musulmano trae dal baciare i suoi figli è inimmaginabile per molti occidentali, poiché nel mondo occidentale ben pochi possono essere totalmente sicuri del fatto che i loro figli siano effettivamente loro”. E poi aggiunge:”Non penso che gli occidentali possano sopportare di vedere gli orientali godere di tale privilegio. Forse tenteranno di rubarglielo molto presto”.

Coloro che si fanno ingannare dalle illusioni del mondo occidentale industrializzato e si fanno soggiogare dalla sua velenosa propaganda pensano che l’occidente sia un paradiso, e che tutto ciò che è occidentale sia degno di lode e di imitazione. Se queste persone potessero vedere i frutti delle loro concezioni, le ritrarrebbero immediatamente. Ma purtroppo se ne accorgono quando sarà troppo tardi ormai e non serve più pentirsi.

E’ un dato di fatto che molti scienziati e scrittori occidentali hanno iniziato a comprendere i danni prodotti da tale distorsione di valori, e si stanno sforzando di risolvere questo dilemma. Sfortunatamente, in fatto di corruzione ed immoralità, la società occidentale ha già da tempo raggiunto un punto di non ritorno.

Come afferma uno scrittore americano: “per risolvere questi problemi è necessario riformare e rinforzare la vita familiare e, ancor più, mettere in pratica i principi che un tempo erano fonte di felicità per le famiglie e le nazioni, che ora abbiamo perso di vista. Le donne dovrebbero rispettare ed obbedire ai loro mariti, mentre questi ultimi dovrebbero amare le loro mogli e rispettare i loro diritti”.

Uno scrittore inglese ha affermato: “Vorrei che il nostro paese fosse simile ai paesi islamici, dove un’atmosfera di purezza e castità pervade persino le schiave. Perché non incoraggiare tale atmosfera nella nostra società, affidando, in accordo con la natura, le faccende domestiche alle donne onde, lasciato il lavoro all’esterno agli uomini, possano salvaguardare il loro onore?”

A coloro che frequentando cabaret occidentali ed altri luoghi di corruzione e pensano che scienziati ed inventori come Pasteur, Edison e Einstein sono prodotti storici di questo tipo di corruzione, vogliamo consigliare di dare almeno uno sguardo agli scritti obbiettivi di alcuni ricercatori, scienziati e studiosi occidentali. Facendo ciò, sarebbero in grado di riconoscere il valore degli insegnamenti islamici e di non sprezzare l’impareggiabile dono di Dio che è l’Islam.

Avendo ora dimostrato che le regole sociali debbono essere formulate in accordo con la natura umana, diviene chiaro come doveri quali l’allevamento della prole e la cura della casa debbano essere attribuiti alla donna. D’altro lato, quei doveri che sono conformi alla natura dell’uomo, come quello di mantenere la famiglia, dovrebbero essergli riservati. In questo modo, l’unità familiare sarà in grado di garantire la sopravvivenza della razza umana e la formazione di individui retti.

Nel considerare i doveri di entrambi i sessi, vediamo che la maggior quota attribuita all’uomo nell’eredità è secondo giustizia, e che , inoltre, la donna condivide con lui tale proprietà. Può pertanto affermarsi che a tale riguardo l’Islam viola i diritti della donna? Lasciamo la risposta a quanti posseggono il senso di giustizia. Non dobbiamo inoltre trascurare di menzionare che l’uomo non è stato creato esclusivamente con finalità materiali e sessuali. L’istinto sessuale dell’uomo è piuttosto nella sua natura uno stimolo all’ottenimento di certe realizzazioni, sebbene non si debba cadere all’estremo di trascurare o reprimere l’istinto sessuale a vantaggio di altri istinti.

Nemmeno è giusto trascurare tutti i valori umani e gli obbiettivi della creazione allo scopo di soddisfare l’istinto sessuale. Molti sono al giorno d’oggi i pervertiti che, nel vano desiderio di soddisfare i propri sadici istinti, si schierano a favore dell’emancipazione e della libertà della donna. Il loro unico scopo recondito è di soddisfare i loro desideri sessuali e nel poter avere con loro rapporti sessuali illeciti liberamente.

Essi vogliono poter guardare i corpi nudi e truccati per poter godere di essi, come animali, e non vogliono che ci sai nessun tipo di legge che impedisca loro di avere rapporti sessuali illeciti.

Ma l’Islam, che affronta gli argomenti da tutti i possibili punti di vista per riconoscere soltanto la verità, nel distinguere il bene dal male, proibisce rigorosamente la lussuria e lo sfruttamento della donna, ritenendoli nocivi alla natura umana ed alla famiglia.

L’Islam comanda alla donna di coprirsi da capo a piedi, di non truccarsi e di non mettersi in mostra, quando esce di casa o al di fuori della cerchia familiare (secondo la maggioranza dei Giuristi islamici non è necessario coprire il volto o le mani fino ai polsi). Dice il Sacro Corano:

“E di' alle credenti … di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti…” (24:31).

“non siate accondiscendenti nel vostro eloquio, ché non vi desideri chi ha una malattia nel cuore” (33:32).

L’Islam considera inoltre il diritto di divorziare come esclusivo dell’uomo. Per comprendere ciò, dobbiamo considerare i seguenti punti basilari:

• Mentre da un lato la preservazione dell’entità familiare è di vitale importanza, vi sono dall’altro, fattori che causano discordia all’interno della famiglia, sino al punto che la coppia non sopporta più la vita in comune. Diviene pertanto importante il fatto che il matrimonio sia dissolubile. La donna, essendo per natura più emotiva e disposta ad andare in collera anche per futili motivi, se le venisse concesso questo diritto potrebbe rovinare la famiglia per un nonnulla.

• Il crescente numero di divorzi nella società americana ed europea lo dimostra chiaramente: come dimostrano le statistiche, almeno un matrimonio su cinque negli Stati Uniti si conclude con un divorzio, e l’ottanta per cento delle richieste di divorzio provengono da donne, sulla base di futili pretesti. Per questo motivo è opportuno che soltanto l’uomo, più razionale e meno emotivo, abbia diritto di divorziare.

• Il divorzio è però considerato come una medicina amara che deve essere somministrata soltanto in casi estremi, con l’accurata salvaguardia di entrambe le parti in causa. Nei versi coranici che si riferiscono al divorzio, Dio, si rivolge agli uomini, dando loro consigli, istruzioni ed ammonimenti affinché non oltrepassino i limiti della giustizia:

“Quando divorziate dalle vostre spose, e sia trascorso il ritiro, riprendetele secondo le buone consuetudini o rimandatele secondo le buone consuetudini . Ma non trattenetele con la forza, sarebbe una trasgressione e chi lo facesse mancherebbe contro se stesso. Non burlatevi dei segni di Allah. Ricordate i benefici che Allah vi ha concesso e ciò che ha fatto scendere della Scrittura e della Saggezza, con i quali vi ammonisce. Temete Allah e sappiate che in verità Allah conosce tutte le cose” (2:231).

Se pertanto si osservano degli abusi nell’utilizzazione del diritto a divorziare, ciò dipende da una deviazione dagli insegnamenti del Sacro Corano, non da un difetto delle leggi Islamiche. Questa deviazione è opera di coloro che allontanano la gente dall’insegnamento islamico e la coinvolgono in passatempi corrotti, come film pornografici, lettura di riviste immorali ecc..

Un altro diritto concesso all’uomo nell’Islam è quello della poligamia. Vediamo ora se ciò è contrario all’ordine naturale, oppure vi si accorda andando a beneficio della società. I seguenti punti ci aiuteranno a comprendere meglio la questione:

1. L’uomo, dall’inizio della pubertà sino alla fine della sua vita, continua a giocare il suo ruolo riproduttivo, mentre la donna, mediamente dopo i cinquant’anni, non è più in grado di generare. Cosi un uomo di vent’anni sposato ad una quindicenne sarà in grado di procreare per circa trentacinque anni. Dopo questo periodo, l’uomo sarà in grado di generare fino a novant’anni, ma non cosi sua moglie. Cosi per altri trent’anni circa non ci sarà più la possibilità riprodurre dal seme dell’uomo.

2. L’uomo non incontra ostacoli periodici alle sue funzioni riproduttive, mentre la donna è soggetta a cicli naturali che le impediscono di essere feconda. Per tutta la durata del ciclo mestruale la donna non è infatti atta al coito. Inoltre, durante la gravidanza, allorché il grembo materno sta nutrendo il feto ed alcune settimane dopo il concepimento, gli organi riproduttivi della donna non sono in grado di accogliere il seme fecondo, e ciò vale spesso per tutto il periodo dell’allattamento.

3. E’ pericoloso per la donna avere rapporti sessuali nei periodi in cui il suo grembo non è atto ad essere ingravidato. L’Islam proibisce perciò i rapporti sessuali durante il ciclo mestruale e il periodo del nifas (post-parto). Ovviamente, in tali casi, se all’uomo non fosse permesso di soddisfare i suoi bisogni sessuali in maniera lecita, egli potrebbe cercare relazioni illecite. Ciò vale in particolare per gli uomini in climi tropicali e per quelli che hanno un forte istinto sessuale.

4. La donna diviene naturalmente atta al matrimonio prima dell’uomo, e questa differenza è cosi importante da doverne tener conto nel determinare l’età legale per il matrimonio. Se pertanto supponessimo che il numero dei membri dei due sessi fosse uguale (sebbene il numero delle donne ecceda per lo più quello degli uomini), ci troveremmo sempre con un numero di donne in grado di contrarre matrimonio superiore a quello degli uomini.

5. poiché l’uomo è più esposto ai pericoli come la guerra o incidenti sul lavoro, vi sarebbero inevitabilmente molte vedove o molte ragazze in età da marito rimaste nubili. In Germania ed in alcuni altri paesi in cui, sebbene gli anni siano trascorsi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i suoi effetti sono ancora palpabili, molti uomini sono divenuti convinti sostenitori della poligamia.

Tenendo conto dei fatti summenzionati e del fatto che lo scopo naturale del matrimonio resta la sopravvivenza della specie umana ed il suo perfezionamento, siamo in grado di comprendere i motivi per cui l’Islam permette la poligamia. Va comunque notato che, nella legislazione Islamica, il diritto alla poligamia è subordinato alla perfetta equanimità fra le mogli. All’uomo è cosi permesso di avere più mogli solamente a condizione che egli sia in grado di trattarle in maniera imparziale. L’Islam ha inoltre stabilito condizioni che permettono alla donna di limitare questi diritti dell’uomo, come pure il suo diritto a divorziare.

Tutti sanno che, nei paesi che ufficialmente proibiscono per legge la poligamia, gli uomini non si accontentano di una sola moglie, ma indulgono in promiscue relazioni extraconiugali, sia temporanee che permanenti. In un discorso pronunciato ad una assemblea di membri delle chiese tedesche, Isaac Teeler ha denunciato questo fatto. Egli dice: “E’ vero che apparentemente i cristiani non sposano più di una donna, ma tutti sappiamo con quale frequenza si concedono relazioni extraconiugali e segrete”.

Inoltre, in tali paesi cristiani, l’omosessualità è vergognosamente diffusa. In Inghilterra, più che negli altri paesi europei, questa pratica diabolica è considerata con molta indulgenza. I rapporti sull’argomento di Kenye Lefindon rivelano come molti cosiddetti aristocratici indulgano in tali atti vergognosi, che spesso conducono all’omicidio ed al suicidio.

E’ invero estremamente sorprendente il fatto che, nei paesi in cui il “concubinaggio” (ovvero la convivenza more uxorio di persone non legalmente sposate) non è proibito per legge, le anomalie sessuali siano la regola. E’ poi ancora più scioccante il fatto che, malgrado la corruzione e le deviazioni sessuali diffuse in tali paesi, i loro abitanti diano giudizi estremamente negativi su poligamia e matrimonio temporaneo, istituzioni che permettono di sradicare la corruzione e l’adulterio.
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1. Per essere umano, in questo contesto, s’intende la persona sana mentalmente e matura islamicamente, in questo scritto quindi, questo termine non comprende il bambino e le persone insane o ritardate mentalmente (n.d.t.).

2. La donna è certamente superiore all’uomo sotto certi aspetti, come la capacità di resistere meglio a certe malattie e disturbi.

3. (S) Abbreviazione di “salla allahu wa alehi wa aliyhi wa sallam”: “pace e benedizioni su di lui e sulla sua famiglia”.

4. (as) Abbreviazione di “‘aleyhi-a assalam”, che la pace sia su di lui (o lei),che viene utilizzato accanto ai nomi dei profeti,degli angeli, dei puri Imam e delle donne del Paradiso (Khadija, Fatima, Maria)

5. guerra per la difesa dell’Islam, ma esclusi i casi di difesa impellente come precedentemente esposto.(n.d.t.)