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Il Messaggio Spirituale dell'Islam by : Allamah Sayyid Muhammad Husayn Tabatabai

 

L’Islam è basato su due realtà: la divina personalità del Profeta Mohammad (S)1 che fu scelto quattordici secoli fa per rivelare il messaggio di Allah (SwT)2 ed essere la guida degli uomini; ed il Corano, un Libro d’origine divina che è il miracolo permanente del Profeta (S) e che contiene le parole di Allah (SwT) insieme con insegnamenti intellettuali e pratici di natura universale.

Queste due realtà devono essere considerate come uno dei più importanti fattori nella crescita e nel perfezionamento della vita umana o, piuttosto, sono il più importante fattore ad essere manifestato nel corso di quattordici secoli nella fede e nella pratica di centinaia di milioni d’uomini, estendendo la sua profonda influenza ad ogni aspetto della loro società.

E’ vero che, fra le religioni, l’Islam è la più giovane e che i suoi fedeli sono in minor numero nella totalità degli aderenti alle altre fedi, tuttavia l’Islam possiede caratteristiche peculiari che lo separano dalle altre rivelazioni. Per esempio, se noi ci riferiamo ai testi sacri dell’Induismo, ed in particolare ai Veda, vediamo che gli insegnamenti religiosi presentati sono quasi esclusivamente di una natura ascetica ed allo stesso tempo che sono diretti ad una minoranza di fedeli. Cosi, che la maggioranza degli Indù sono esclusi dal trarre da questi libri sacri un diretto beneficio personale.

Il Buddismo, il Cristianesimo e l’Induismo hanno sviluppato una prospettiva esclusivamente ascetica nei loro insegnamenti. Nel caso del Cristianesimo questo è chiaro dai quattro Vangeli e dagli altri basilari testi religiosi. Non ci sono regole pratiche o leggi sociali ed inoltre il pensiero filosofico e razionale è guardato con sfavore. Il sacrificio Divino e la remissione dei peccati dell’umanità sono le dottrine a cui si riduce l’attinenza delle regole relative a questo mondo.

Altre religioni, da un lato hanno smesso di attirare a sé fedeli, come i Sabei e i Manichei oppure, dall’altro, sono limitate ad uno specifico gruppo di persone, come il Giudaismo.

Cosi è solo l’Islam che dà primaria importanza alle opinioni razionalmente dimostrate e a regole positive individuali e sociali, come chiarirà - ed è questo lo scopo che si prefigge- il presente scritto.
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1. (S) abbreviazione di “salla allahu wa alehi wa aliyhi wa sallam”: “pace e benedizioni di Allah (SwT) su di lui e sulla sua famiglia”.

2. (SwT) abbreviazione di “Subh^ana wa Ta°ala”, Gloria e Lode a Lui, l’Altissimo

La natura umana non ricerca altro che perpetuare il più a lungo possibile la sua esistenza e soddisfare i propri istintivi bisogni. Se l’essere umano organizza gruppi sociali e se protegge queste società agendo in accordo con le loro leggi, sottomettendo cosi al medesimo scopo una parte della sua libertà individuale, è perché col privarsi di una parte delle sue libertà egli riesce a meglio provvedere alle sue innate necessità ed alla sua sussistenza.

Il primo scopo della creazione è la felicità individuale; la felicità della società viene di conseguenza. In altre parole il proposito della creazione è il perfezionamento della natura umana; e tale perfezionamento è realizzato nell’essenza dell’individuo e non nella forma e nella struttura della società. Cosi l’uomo è diretto verso la formazione dei gruppi sociali per difendere l’individuo stesso.

Affinché egli possa realizzare lo scopo fondamentale della vita, vale a dire felicità e benessere, è necessario che egli possa seguire un sistema ordinato di vita che deve essere inevitabilmente sociale. Egli deve mangiare, bere, vestirsi, dormire, riposare, sposarsi, aver figli, provvedere ai suoi bisogni e con l’uso dell’intelligenza provvedere ai mezzi della sua sussistenza.

La forma e le caratteristiche di questo sistema ordinato che l’essere umano segue nella vita dipende dalla sua concezione della natura dell’universo e di se stesso, che è una parte inseparabile di questo universo. Cosi noi vediamo che un gruppo di esseri umani non ammette l’esistenza di un creatore per il mondo ed immagina che il mondo e tutto ciò che ci circonda sia venuta in esistenza per caso e che l’uomo è solamente questa forma materiale con cui viene all’esistenza alla nascita e cessa di esistere alla morte.

Questi uomini organizzano il loro sistema e le loro regole di vita in vista dei bisogni materiali della loro effimera esistenza terrena e di questa sola. Essi seguono una via che non può dare nient’altro che una felicità e un benessere limitatamente materiali.

D’altro canto coloro che accettano l’esistenza un creatore per il mondo e credono che l’ordinamento degli affari umani e del mondo siano nelle mani degli dei non considerano che la loro vita umana sia solo quest’esistenza materiale. Essi organizzano il loro stile di vita in modo tale da attirare il favore degli dei e tener lontana la loro ira ed in questa maniera di ottenere la felicità nella vita e salvarsi dagli spiacevoli avvenimenti causati dalla rabbia degli dei.

Ancora, coloro che credono che l’universo e tutto ciò che è in esso è governato da un unico Dio che è Onnisapiente e Onnipotente e che l’uomo non cessa di esistere alla sua morte, ma vive una vita eterna, organizzeranno le loro vite in accordo di ciò, cioè in vista di assicurarsi la felicità in entrambi i mondi.

E’ chiaro quindi che la religione è l’organizzazione della vita e che la vita vissuta secondo delle regole è religione. Coloro che cercano di separare la religione dalla vita affermando che essa sia solo vuoto formalismo commettono un tragico errore. E’ alla luce di questo ragionamento che l’Islam chiama il sentiero che uno segue nella vita religione, mentre chiama la via vera “Dritto Sentiero” e la falsa il “Deviato” o “Tortuoso Sentiero”.

Allah (SwT) dice:

“... Maledizione di Allah sugli ingiusti, che ponevano ostacoli sul sentiero di Allah e cercavano di renderlo tortuoso e non credevano all’altra vita” (Santo Corano, 7:44-45).

Il concetto su cui il Profeta dell’Islam (S) ha fondato la sua religione, è che tutta l’esistenza è stata creata da un unico Dio e che ciascuna delle parti dell’esistenza è guidata da Allah (SwT) alla perfezione ed alla felicità, propria di questa parte. Anche l’essere umano, che possiede una vita eterna, è diretto verso la felicità e il benessere propri della sua natura, ed egli raggiunge questo stato seguendo il sentiero mostratogli da Allah (SwT).

Il santo Profeta (S) ha indirizzato il suo messaggio alla natura dell’uomo, cioè all’uomo dotato della natura umana e di un’intelligenza data da Allah (SwT) e di una volontà che non è dettata dalla superstizione e da cieche credenze. Un individuo tale, con la sua natura primordiale data da Allah (SwT), ha la capacità innata e la possibilità di apprendere la suddetta visione del mondo. Egli, soltanto considerando il più piccolo esempio della creazione divina, naturalmente comprende che il mondo, nella sua vastità e nella sua perfetta armonia ed ordine, è la creazione di un Creatore trascendente che è al di sopra d’ogni bruttura e malvagità, il cui essere infinito è la sorgente d’ogni bellezza e perfezione.

Egli capisce che la creazione del mondo e dei suoi abitanti non erano senza un fine ed uno scopo, che la vita di questo mondo sarà seguita da un’altra vita e che le cattive e buone azioni in questo mondo non saranno senza una ricompensa. Di conseguenza egli capisce che vi deve essere un modello di vita confacente ai suoi bisogni che lo renderà capace di vivere secondo la sua propria reale natura. La scelta islamica di un essere umano naturale e primordiale, come obiettivo del messaggio religioso, ha diverse conseguenze fondamentali.

1) Il Principio d’Uguaglianza

Gli insegnamenti islamici si applicano a tutti gli individui. Non vi è nessuna distinzione tra bianco e nero, uomo e donna, nobile e plebeo, ricco e povero, re e straccione, forte e debole, orientale ed occidentale, istruito ed incolto, vecchio e giovane, o fra coloro che vi sono ora e coloro che verranno, per tutti quelli che fanno parte del genere umano e di ciò che questo implica in generale. L’uguaglianza di questo tipo è limitata all’Islam; altri sentieri, ciascuno nella propria misura, hanno certi principi discriminatori.

Per esempio, l’Induismo distingue in modo esclusivo tra bramini e non bramini e tra uomo e donna; nel Giudaismo la differenza è posta tra i figli d’Israele e gentili e nella Cristianità fra uomo e donna. Come per un sistema sociale secolare, in questi c’è una distinzione fra sudditi di un paese e stranieri. E’ solo l’Islam che considera l’umanità come un insieme indistinto ed ha abolito completamente il principio di distinzione e discriminazione.

“O Uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più lo teme.” (Santo Corano, 49: 13)

“In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, che gli uni vengono dagli altri.” (Santo Corano, 3:195)

Il che significa che tutti, a prescindere dal proprio sesso, sono nel medesimo stato umano.

2) Il Principio del Realismo

L’essere umano è dotato della facoltà di seguire la realtà e di distinguere tra reale e irreale: le leggi e gli ordinamenti stabiliti dall’Islam quindi sono basati su una corrispondente visione realistica delle cose. Questo può essere spiegato nel seguente modo: benché l’uomo nella sua attività reale sia stimolato verso i suoi scopi vitali da sentimenti ed emozioni, egli in realtà manifesta scopi reali, non illusioni e fantasia.

Il neonato che grida affamato e ricerca il seno di sua madre in cerca di latte desidera ciò che è il latte in realtà, non l’illusione del latte, egli grida per una fame vera, non per fantasia od immaginazione. Ciascun individuo che si sforza cercando di soddisfare i propri interessi, ricerca i propri reali interessi, non il loro concetto mentale. Nello stesso modo quando sentimenti ed emozioni presentano all’uomo certi desideri e senza essere capace di tener conto del suo migliore interesse reale, lo spingono verso certi scopi, è la facoltà discriminante della ragione che imbrigliano o modificano queste emozioni e mostrano all’uomo ciò che è in realtà il bene od il male ed il giusto e l’ingiusto del suo agire.

E’ la ragione, inoltre, che impedisce alla persona malata di mangiare cibi dannosi per questa, benché desideri mangiarli, è la ragione la sola superiorità dell’uomo sugli altri animali e la più importante facoltà per distinguere il reale dall’illusorio.

Le leggi e gli ordinamenti portati dal Profeta dell’Islam (S) sono basati su una realistica visione delle cose, non sui grilli e le fantasie degli uomini. Ciò significa che l’uomo deve compiere l’azione che è realmente e veramente nel suo miglior interesse perfino se ciò è contrario al suo capriccio. Egli deve evitare l’azione che sente di dover realizzare, ma che non è in accordo con il suo reale interesse. Il caso della comunità religiosa è il medesimo: essa deve realizzare ciò che è veramente nel suo migliore interesse e ciò che è conforme alla sua felicità persino se quest’atto può essere contro i suoi desideri; essa non deve piegarsi a compiere un’azione desiderata dalla maggioranza dei suoi membri ma che è contraria al suo vero interesse.

Nel linguaggio del Santo Corano ciò che è in accordo con la realtà o con il miglior vero interesse dell’essere umano è chiamato “il Vero” (Al-Haqq). Questo è il solo scopo a cui l’uomo deve dirigere i suoi sforzi e per il quale deve lottare.

“Oltre la verità che cosa c’è, se non l’errore?” (Santo Corano, 10:33)

“Se la verità fosse consona alle loro passioni, certamente si sarebbero corrotti i cieli e la terra e quelli che vi si trovano“ (Santo Corano, 23:71)

Un nocciolo di mandorlo che è posto sottoterra, alle necessarie condizioni, dopo pochi giorni romperà la sua corteccia e un verde germoglio spunterà dal suo seme insieme con una serie di radici che sono tese in avanti verso varie direzioni; con le radici, il germoglio prenderà continuo nutrimento dalla terra e crescerà di continuo, e si svilupperà affinché alla fine diventerà un bel mandorlo con tronco, rami, foglie, fiori e frutti.

Lo sperma di un animale posto nel grembo di una femmina della stessa specie, in particolari situazioni, assumerà la struttura e la forma proprie ad esso e con i mezzi in azione propri alla sua specie giorno per giorno diventerà più grande e più completo finche raggiungerà il limite della sua perfezione. Osservando allo stesso modo tutte le creature del mondo una per una, diventerà perfettamente chiaro che ciascuna di esse raggiunge il limite della sua peculiare perfezione in un modo ad essa proprio e che dal giorno della sua venuta al mondo ogni creatura protende verso il suo fine ultimo.

Nella sua evoluzione ogni creatura segue un preciso percorso e non cambia mai direzione, ad esempio un germoglio di mandorlo non potrebbe mai diventare un cavallo o che un cavallo andasse a dormire una notte per svegliarsi il giorno dopo un mandorlo. Ogni creatura è guidata verso il suo scopo finale dai mezzi della sua stessa creazione e nel percorrere questo sentiero di sviluppo non cade mai in errore.

Il sentiero che è stato tracciato per ogni creatura, che la conduce al suo fine, è quello conforme ai mezzi e alle sue possibilità, di cui essa è stata dotata per natura. Questi mezzi le permettono di attirare ciò che è benefico e di respingere ciò che è malefico e dannoso per la sua esistenza. I polli mangiano granoturco, pecore e bestiame pascolano con il foraggio, e lupi, leopardi e falchi cacciano la selvaggina perché ciascuna specie è equipaggiata con un particolare sistema digestivo, che è caratteristico solo per apposite sostanze nutritive.

Nello stesso modo, gli uccelli si difendono con i loro becchi, pecore e bestiame con le loro corna, scorpioni ed api con i loro pungiglioni, leoni e leopardi con i loro denti ed artigli ed il cervo con la fuga, poiché l’equipaggiamento difensivo di ciascuno di essi è proprio questo.

Insomma, ciascuna di queste creature muove per la sua vita verso un fine proprio. Esse compiono le azioni verso cui la struttura, data dall’esistenza, le guida, struttura in loro stesse determinata. Questa guida e volontà determinante è la medesima guida e volontà che il Santo Corano ha riferito ed attribuito al Creatore:

“Il nostro Signore è colui che ha dato ad ogni cosa la sua vera natura e poi l’ha guidata sulla retta via” (Santo Corano, 20:50).

“Colui che ha creato e dato forma armoniosa, Colui che ha decretato e guidato” (Santo Corano, 87:2-3).

Chiaramente, anche l’essere umano che è una delle specie create, non è un’eccezione a quest’ordinamento generale. La sua disposizione naturale e il suo carattere gli mostrano il sentiero che egli dovrebbe prendere nella vita e puntualizzano e distinguono i doveri e le responsabilità cui deve adempiere.

“Da cosa l’ha creato Allah? Da una goccia di sperma. Lo ha creato e ha stabilito {il suo destino}, quindi gli ha reso facile la via” (Santo Corano, 80: 18-20)

Una meditazione su questa e sulla precedente discussione dimostrerà che il risultato di entrambe queste discussioni è il medesimo, vale a dire che le azioni e le imprese corrette (corrispondenti al vero interesse dell’uomo), che l’uomo deve scegliere attraverso il suo istinto di discernimento tra il reale e l’illusorio, sono proprio i medesimi atti a cui la sua natura lo guida, dotato com’è di una sua peculiare struttura. E’ cosi che la via cui il Santo Corano invita l’uomo, che è chiamata “la religione del Vero”, si riferisce anche alla naturale e primordiale religione e si attribuisce alla creazione stessa.

“Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Allah ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella creazione di Allah.” (Santo Corano, 30:30)

“Per l’anima e Ciò che l’ha formata armoniosamente ispirandole empietà e devozione. Ha successo invero chi la purifica, è perduto chi la corrompe.” (Santo Corano, 91:7-10).

Da un altro punto di vista, poiché la creazione è opera di Allah (SwT) e ogni sorta di bellezza ed armonia che è visibile in essa è il risultato della Sua Misericordia; cosi ciò che è appropriato alla natura umana, poiché determina gli atti che l’uomo deve compiere, è chiamato “ la Volontà di Allah (SwT)” (questo è naturalmente la volontà di Allah (SwT) dal momento che stabilisce leggi e guida gli uomini nei loro atti; non è la medesima cosa della volontà di Allah (SwT) in quanto essa crea, poiché non può essere mai disubbidita o violata). Ugualmente i doveri e le regole che risultano da ciò che è proprio della natura umana sono chiamati i comandamenti e le proibizioni di Allah (SwT).

“Il tuo Signore crea ciò che vuole e sceglie {ciò che vuole}; a loro invece non appartiene la scelta…” (Santo Corano, 28:68)

Poiché la religione dell’Islam consiste in doveri e comandi da parte di Allah (SwT), il Creatore, e siccome la persona che segue la sua dottrina e le sue regole pratiche ha sottomesso se stessa alla Volontà di Allah (SwT), nel linguaggio del Santo Corano questa religione è chiamata “Islam” (“sottomissione” o “resa”).

“Chi vuole una religione diversa dall’Islam, il suo culto non sarà accettato e nell’altra vita sarà tra i perdenti” (Santo Corano, 3:85)

3) Il Principio d’Equilibrio fra Materia e Spirito

E’ il terzo risultato del messaggio islamico, dal momento che è diretto all’uomo naturale, che in verità è una delle più grandi conquiste di questa religione.

Questo è in contrasto con il Giudaismo che, come si può osservare dal suo libro sacro, la Torah, non ha attinenza con soggetti spirituali; e con il Cristianesimo che, al contrario, in accordo con espliciti detti di Gesù (as)1, non ha attinenza con la vita materiale di questo mondo.

Altre religioni come l’Induismo, il Buddismo e perfino Zoroastrismo, Manicheismo e Sabeismo, le quali ad un livello o ad un altro hanno attinenza con le cose spirituali, hanno separato la via spirituale dalla via materiale, al punto che la connessione fra le due è stata totalmente rotta. Solamente l’Islam sceglie la via di mezzo e si basa sul fondamento della natura primordiale umana.

A chiarimento si può dire ciò che segue: noi tutti vediamo individui, che formano la maggioranza degli uomini, i quali durante la loro vita non hanno altro scopo che il vantaggio materiale, nessun altro pensiero che quello di migliorare la loro posizione sociale, cercare la salute e godere dei piaceri materiali. Giorno e notte questi si sforzano nel provvedere al loro sostenta; non prendono la pur minima nota di niente oltre l’ordinamento della fuggevole ed effimera vita di questo mondo materiale.

In contrasto a questo gruppo vi sono altri uomini, ovviamente eccezionalmente pochi di numero, che si occupano di meditazione sulla natura del mondo e sull’incostanza e instabilità della vita. Questi vedono che ogni piacere è combinato con centinaia di dolori, ed ogni gioia combinata con centinaia di dispiaceri, ogni benessere con centinaia d’affanni e d’angosce, e che infine ogni unione è seguita da separazione, ogni tempo di benessere da malattia, ed ogni vita è seguita da morte. Inoltre, essi vedono che fuori dell’angusta prigione di questo mondo ed oltre il miraggio ingannevole di questa vita esiste un mondo eterno dove non entrano i dolori ed i guai di questo mondo e dove felicità e gioia appartengono al virtuoso e al nobile.

Come risultato di questa meditazione essi rompono ogni rapporto sociale e chiudono i loro occhi sia sulle bellezze che sulle bruttezze del fuggevole mondo, in cui ogni tipo di soddisfazione dei desideri alla fine si trasforma in patimento e disperazione. Tali uomini si ritirano in isolamento e si occupano di contemplare da vicino o da lontano il mondo eterno e l’infinita bellezza e perfezione da cui il mondo è circondato.

Questi due gruppi d’uomini esistono oggi e secondo la testimonianza della storia sono sempre esistiti. La loro esistenza fra gli uomini inoltre è in se stessa la miglior prova che l’uomo, nella sua natura primordiale di dono divino, afferma la validità o piuttosto la necessità di percorrere sia la via della vita materiale che della vita spirituale. Se l’uomo si preclude completamente la vita sociale e con le mani in mano abbandona ogni sforzo, egli necessariamente sarà privato di questa vita senza indugio e cosi anche dalla vita spirituale. Se d’altro canto egli abbandona la vita spirituale, con la stessa rottura, egli rende inefficace la sua ragione ed intelligenza, l’unica caratteristica che lo distingue dall’animale, pretendendo di non vedere che è dotato del potere di discernimento tra realtà e irrealtà.

E’ cosi che l’uomo naturale, possedendo la facoltà del discernimento, non può mai assumere un’esistenza unilaterale e contentarsi solo della materia o solo dello spirito poiché, da un lato una vita senza cose materiali in un mondo materiale è impossibile e, dall’altro, senza la vita spirituale, l’innata conoscenza ed adorazione di Allah (SwT) nell’uomo naturale non giungono a niente.

Com’è stato precisato, l’Islam nei suoi insegnamenti ha scelto un sentiero che è la via di mezzo fra pura spiritualità e pura materialità, un sentiero che armonizza ed integra insieme questi due aspetti contrastanti dell’esistenza; ed in verità, l’uomo non può raggiungere la perfezione dell’auto-realizzazione in nessun altro modo. Questo è perché, com’è stato ampiamente chiarito, ognuna delle creature raggiunge la sua perfezione e scopo dell’esistenza attraverso i mezzi della sua naturale ed istintiva attività, e la natura dell’azione delle specie è legata alla natura della capacità e degli strumenti di cui sono dotate.

L’essere umano, che è anche una delle specie della creazione, è compreso in questa legge universale. Egli possiede un’anima o spirito che è stato creato per una vita infinita ed eterna ed a cui non può sopraggiungere mai corruzione o distruzione, ed egli può, attraverso il suo meritevole agire, raggiungere lo scopo della perfezione che è più alto di qualsiasi altra felicità e gioia.

Ma al medesimo tempo la sua anima celeste è legata ad un corpo terrestre in cui sono posti i mezzi dell’azione e le facoltà e capacità con cui egli impegna questi mezzi hanno un certo tipo di relazione con il corpo. Inoltre, la natura umana guida l’uomo nella vita sociale e nella società, e senza dubbio questa guida esiste affinché l’uomo possa attenersi allo scopo della vita ed alla perfezione della specie.

E la perfezione e la felicità di ciascuna creatura è indubbiamente una perfezione ed una felicità che la creazione ha stabilito per essa nella realtà; esse non sono di natura illusoria, né sono di un genere che il pensiero superstizioso può delineare. La felicità di un cespuglio di rose è che dovrebbe occuparsi della sua crescita naturale e di raggiungere l’essere verso cui la sua natura vegetale lo guida, non quella di dover essere posto in un vaso d’oro dentro un ricco palazzo.

Allora, com’è possibile che l’uomo possa arrivare alla sua vera perfezione e felicità fuorché attraverso i mezzi materiali a sua disposizione o al di fuori di un contesto sociale?

L’Islam, da parte sua, ha fatto delle circostanze della vita materiale dell’uomo, che sono di una natura completamente sociale ed in cui tutti i mezzi materiali sono fatti per qualche scopo, il retroterra del suo programma d’educazione. In accordo con la guida data dalla vera natura dell’uomo, che è una caratteristica innata, ha formulato leggi estese ed ordinamenti concernenti l’individualità dell’uomo, l’azione sociale particolare ed universale, i quali sono a loro volta un programma completo per la sua educazione e perfezionamento.

Una parte di quest’ordinamento riguarda i doveri che l’essere umano ha nei confronti di Allah (SwT), ed includono espressioni di servitù nei confronti della Sua Autorità, povertà ed indigenza di fronte alla Sua Ricchezza ed Indipendenza, umiltà di fronte alla Sua Grandezza, insignificanza di fronte la Sua Maestà e Gloria, ignoranza di fronte alla Sua Conoscenza, incapacità in confronto al Suo Potere, e sottomissione di fronte alla Sua Volontà. Inoltre, in una possibile estensione, è stato dato a queste espressioni un carattere sociale, come nel caso dei gruppi che si raccolgono per le preghiere congregazionali d’ogni giorno, i più numerosi gruppi che s’incontrano per la preghiera del Venerdi, e le ancora più numerose folle che prendono posto al tempo del Pellegrinaggio (Hajj) alla Mecca.

Una seconda parte di questi ordinamenti riguarda i doveri dell’essere umano nei confronti delle sue relazioni sociali ed in relazione agli altri esseri umani. Naturalmente in questi doveri, che sono leggi islamiche, il senso di responsabilità verso Allah (SwT) è stato preso come rapporto perché l’uomo deve sottomettersi solo alla volontà del suo Signore cioè all’esigenza insita nella sua creazione. In altre parole, tutte le azioni devono essere compiute all’ombra dei tre fondamenti principali dell’Islam: l’Unità Divina, la Profezia, il Giorno del Giudizio.

“Di: O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: {e cioè} che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associarGli e che non prenderemo alcuni di noi come signori all’infuori di Allah. Se poi volgono le spalle allora dite: Testimoniate che noi siamo musulmani.” (Santo Corano, 3:64).

Dalla precedente discussione risulta chiaro che nella religione dell’Islam il sentiero da seguire nella vita è stato ordinato e strutturato in modo tale che la vita materiale assomiglia ad una culla in cui è allevata la vita spirituale. La luce spirituale interiore del musulmano praticante è tale che tutti i suoi atti individuali e sociali contribuiscono alla purificazione dell’anima ed a rafforzarne lo splendore. Sebbene fuori egli sia con la gente, internamente egli è con Allah (SwT), e sebbene egli stia in mezzo alla folla, egli dimora nel ritiro spirituale del segreto divino. E nello stesso tempo in cui egli va correndo di qua e di là, seguendo scopi materiali e va incontro a serie d’eventi sia amari che dolci, spiacevoli e piacevoli, belli e brutti, ed in generale è trascinato negli avvenimenti del mondo esterno, il suo cuore è libero ed esiste in un mondo di tranquillità in cui vede il volto di Allah (SwT) ovunque egli guardi.

”Ovunque vi volgiate, ivi è il Volto di Allah” (Santo Corano, 2:115).

Un pio musulmano estende la sua vita spirituale ad ogni aspetto dell’esistenza materiale. Dovunque egli sia e qualunque cosa egli stia facendo è in contatto con Allah (SwT). Ogni cosa di cui si occupi nel mondo della materia è uno specchio in cui egli vede Allah (SwT) riflesso.

D’altro canto, dei non musulmani che si votano alla vita spirituale immaginano che la loro esistenza naturale giornaliera sia un velo fra loro ed il Vero di cui sono alla ricerca. Come risultato della loro ricerca di perfezione spirituale, essi sono costretti ad abbandonare una vita normale per assumere una particolare maniera di vivere.

Quali che siano i vantaggi di tale via, dal punto di vista di una persona che vive una vita normale, è un cammino troppo difficoltoso da percorrere ed occorre, per perseverare in esso, un grado estremamente alto di forza di volontà. Comunque, la persona che segue la via spirituale secondo le direttive dell’Islam, sa molto bene che una via come quella suddetta è più facile dell’Islam. Tali persone, con l’abbandonare la vita d’ogni giorno, hanno preso la facile via d’uscita e sono fuggiti dalla difficoltà di una vigilanza e sforzo continui.

Essi hanno posto una barriera sulla strada verso la perfezione che la creazione stessa, con i mezzi che ha messo a disposizione dell’uomo, ha preparato. Tali uomini si sono messi su un sentiero di loro invenzione e c’è da domandarsi se mai raggiungeranno lo scopo che la creazione ha determinato per essi.

In aggiunta, dato che il mondo e tutto ciò che contiene, sono la creazione di Allah (SwT) e che i fenomeni del mondo, ognuno secondo la misura della propria esistenza, sono segni del Vero e specchi che riflettono la divinità, e dato che l’uomo, fra le varie condizioni che marcano la sua vera natura è uno di questi segni, allora si rende necessario che nella vita spirituale (la Via della Conoscenza di sé e di Allah (SwT)) Allah (SwT) sia riconosciuto in ogni situazione.

Tutti questi specchi devono essere utilizzati nell’acquisizione della conoscenza divina e nella contemplazione della Bellezza di Allah (SwT). In caso contrario, l’uomo non otterrà niente di più dai suoi sforzi che un’imperfetta conoscenza od una perfetta ignoranza.

4) Conoscenza e saggezza dal punto di vista dell’Islam

La persona che ha fatto un corso di studi delle religioni e delle credenze del mondo non avrà nessun dubbio che l’Islam ha accordato alla conoscenza ed alla saggezza cosi tanto onore e dignità e ha incoraggiato cosi tanto i musulmani alla loro acquisizione, da non avere uguale in nessun’altra religione od ideologia, sia essa rivelata che non rivelata. E’ il Santo Corano che dice: “Sono forse uguali coloro che sanno e coloro che non sanno?” (Santo Corano, 39:9)

e che loda l’alto grado di conoscenza nella maniera più eloquente, ed è il Santo Profeta(S) che ha detto: “segui la conoscenza dalla culla alla tomba” e “ segui la conoscenza anche fino in Cina.”

Ancora, è il Santo Corano che dice ai suoi fedeli di non deviare mai dalla via della conoscenza, né di seguire ciò che è solo supposto o ritenuto tale e di non accettare mai senza riflessione ciò che passa davanti ai loro occhi o attraverso le loro menti, perché essi sono responsabili della loro fede.

“ Non seguire ciò di cui non hai conoscenza alcuna. Di tutto sarà chiesto conto: dell’udito, della vista e del cuore.” (Santo Corano, 17:36).

Come risulta chiaro, l’Islam incoraggia i suoi fedeli ad acquisire conoscenza con tutti i mezzi a loro disposizione e per questo motivo ha reso obbligatorie la conoscenza della giurisprudenza religiosa, delle scienze dottrinali e gli ordinamenti delle leggi religiose (Shari°ah).

“I credenti non vadano in missione {per il jihad} tutti insieme. Perché mai un gruppo per ogni tribù, non va ad istruirsi nella religione, per informare il loro popolo quando saranno rientrati, affinché stiano in guardia?” (Santo Corano, 9:122)

Un punto che deve essere tenuto presente è che la capacità degli individui di comprendere verità intellettuali e scientifiche è variabile. C’è gente che non ha nessuna predisposizione per il pensiero logico e che, con mente semplice, vive una condizione di lavoro manuale ed un livello di vita puramente materiale, mentre ci sono altri che possiedono un pensiero logico e che grazie alla loro natura occupano un particolare impiego nel comprendere profondi concetti e teorie scientifiche.

Ancora altri hanno distolto la loro attenzione sia dal pensiero che dal lavoro manuale e, avendo una particolare avversione per il buio mondo della materia, per la sua bellezza ingannevole e per i piaceri fuggevoli, trovano una particolare attrazione verso il mondo trascendente ed un peculiare fascino per la durevole ed infinita bellezza, di cui la bellezza di questo mondo è solo l’immagine riflessa. Tali uomini comprendono facilmente le verità ed i misteri del mondo trascendentale grazie ai mezzi dell’illuminazione interiore.

E’ tenendo conto di queste diversità chiaramente visibili fra gli esseri umani che l’Islam istruisce ciascuno di questi tre gruppi mediante appropriati termini e linguaggio.

Un gruppo è toccato dai mezzi dell’aspetto formale ed esteriore della religione ed il secondo gruppo dalla via della dimostrazione intellettuale, mentre il terzo gruppo è stato istruito a lottare contro l’anima carnale ed a purificare il cuore. Nel medesimo modo, Allah (SwT) ha steso una similitudine sui suoi detti e sulle sue espressioni:

“Fa scendere l’acqua dal cielo e le valli si inondano secondo la loro capienza” (Santo Corano, 13:17)

Il Santo Profeta (S) ha detto:

“Noi profeti siamo stati mandati a parlare agli uomini secondo la capacità della loro comprensione.”

Coloro fra i suoi fedeli che non hanno il gusto della dimostrazione razionale e che correrebbero il pericolo dell’errore e della deviazione se fossero tentati di traversare questo sentiero, l’Islam li ha caricati non oltre la loro capacità al di là dei tre principi della religione (Unità Divina, Profezia e Giudizio Finale); esso infonde loro solamente dei semplici ordinamenti pratici, in quanto comanda di fare il bene e proibisce di commettere il male; questo tipo di formulazione è basato su un gran numero di versetti coranici e detti del Profeta (S) e degli Imam Shi°iti (as).

Naturalmente, nel caso dei tre principi della religione, l’uomo nella sua natura primordiale, può assumerli in semplice forma di dimostrazione razionale e quindi egli avrà accettato soltanto una conoscenza definitivamente dimostrata. Ed, infatti, questo metodo gli concede con una prova razionale sui rimanenti insegnamenti ed ordinamenti che egli ha accettato senza dimostrazione razionale, perché la verità dei principi della profezia prova in maniera definitiva la validità di tutti i detti che ci sono pervenuti dal Profeta (S).

L’Islam insegna la via della dimostrazione razionale, a coloro che sono dotati di una mente sana ed hanno la capacità di comprendere teorie scientifiche ed argomentazioni logiche ed intellettuali, attraverso una dimostrazione logica e razionale. In altre parole, esso li guida verso ciò che la loro incorrotta e sincera natura primordiale immediatamente percepisce. Esso non impone prima, su di loro, le sue dottrine e credenze e poi difende queste con ragionamenti e prove.

Il Libro e la Tradizione, cioè il Santo Corano e la Sunna, ovvero i detti del Profeta (S) e degli Imam Shi°iti (as), che chiarificano il fine e lo scopo dei versetti coranici, sono pieni di questo tipo di dimostrazioni razionali. In loro, i precetti islamici e le dottrine sono spiegati in dettaglio grazie a semplici forme d’espressione e a prove molto convincenti, ed inoltre, è fatta menzione in esse dei benefici generali e universali e dei vantaggi delle leggi e degli ordinamenti islamici.

Ovviamente, noi non dobbiamo pensare che il fine della discussione e della dimostrazione dei benefici e dei vantaggi delle leggi islamiche consista, se un musulmano o la società Islamica in generale non comprendono un particolare ordinamento, nel rigettare quell'ordinamento. Perché, come abbiamo sempre detto, queste leggi furono promulgate dai mezzi della Profezia, e la prova della validità della Profezia è una somma prova della validità di queste leggi, persino se non possediamo una comprensione particolare per questo.

Il terzo gruppo di uomini sono coloro che sono pronti e desiderosi di rompere tutti i legami materiali e di allontanare la loro attenzione dagli ingannevoli ordinamenti e desideri illusori di questo mondo. Tali uomini sono preparati ad abbandonare tutto ciò che è altro da Allah (SwT) ed a chiudere i loro occhi su ogni cosa buona e cattiva, dolce ed amara esperienza di questa transitoria ed illusoria esistenza.

Aprendo l’occhio del discernimento su un mondo eterno, essi sono preparati a contemplare senza il velo della materialità lo splendore della Maestà e Grandezza di Allah (SwT), ad attraversare gli stati della perfezione umana che devono essere superati nel lasciare questa fuggevole vita, ed ad entrare nella Prossimità del Divino. A tali uomini l’Islam comunica segretamente i misteri divini in un linguaggio che loro soli comprendono e cosi esso li guida dagli abissi dell’ignoranza ai pinnacoli della conoscenza e sapienza.
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1. (as) abbreviazione di “‘aleyhi-ha-hum assalam”, “che la pace sia su di lui-lei-loro”, che viene utilizzato accanto ai nomi dei Profeti, degli angeli, dei puri Imam e delle donne del Paradiso (Khadija, Fatima, Maria, Asya) e secondo alcuni pareri viene usato anche accanto a nomi di altre donne come Zeynab, Ruqayya, Oum Kulthum, Fatima Masuma...

Alcuni orientalisti hanno sostenuto che l’esoterismo e le dottrine metafisiche islamiche sono state prese da quelle dell’India, perché l’Islam in se stesso non è niente di più che una serie di credenze estremamente concrete, semplici e sterili forme d’adorazione. La breve replica a quest’affermazione è data simpaticamente dalle parole del poeta: “O innamorato, la difficoltà è che tu non sei per niente giudice delle parole”.

Noi, naturalmente, nella risposta a questa critica non vogliamo difendere l’Islam dal punto di vista dei suoi iniziati e lottare per provare la validità e l’originalità di fronte all’esoterismo indiano, nelle varie vie che loro hanno percorso sul sentiero spirituale.

Allo stesso modo, nel discorso sulla dimostrazione razionale non ci siamo preoccupati di analizzare e di provare la validità di tutti i libri scritti da musulmani e nel nostro discorso sulla via degli aspetti formali della religione, non abbiamo dichiarata corretta la strada della maggioranza dei musulmani, qualunque essa possa essere. Lo scopo di questo scritto è limitato ad un’indagine generale delle originali, genuine sorgenti islamiche, cioè il Libro e la Tradizione, senza occuparci di concordare o discordare con le attività e la condotta di una particolare delle suddette categorie di uomini.

L’affermazione dei summenzionati orientalisti è basata sul principio dell’evoluzione, secondo cui lo sviluppo e la perfezione dei fenomeni naturali è spiegato in maniera scientifica. Questo principio è stato generalizzato per includere ogni sorta d’avvenimenti in qualsiasi sfera, perfino costumi, usi e fenomeni di istintiva ed innata natura, ed oltre a questo, i fenomeni di natura spirituale. Cosi la causa originale d’ogni evento è ricercata negli eventi precedenti. Secondo il medesimo principio è stato affermato che le leggi islamiche sono derivate da quelle dei romani e le dottrine islamiche dalle idee filosofiche dei greci.

Questi orientalisti hanno sbagliato nel loro giudizio in due considerazioni.

Primo, hanno considerato che, ciò che viene chiamato “intuizione mistica”, faccia parte dello stesso ordine del normale pensiero e quindi, hanno immaginato che, la conoscenza ottenuta attraverso la purificazione dell’anima sia un sistema di pensieri poetici, come se un poeta con la sua svolazzante e creativa immaginazione ed i suoi eloquenti mezzi d’espressione potesse esprimere tali concetti meglio di un iniziato conoscitore dei segreti divini.

Un errore simile è fatto nel caso della rivelazione, che è la percezione celeste dei profeti (as) ed il mezzo di ricezione delle scienze divine e delle leggi. Come risultato, essi sostengono che le sorgenti della dottrina islamica e dei suoi ordinamenti sono il pensiero greco e la legge romana. Questo errore è perfettamente chiaro nelle discussioni fatte intorno alla profezia, ed al “modo di pensiero” dei profeti (as). Inoltre le parole e le espressioni che ci sono giunte dai profeti (as) (sia i reali profeti che coloro che fingevano di esserlo) contraddicono apertamente tali opinioni.

Il secondo errore è che, anche se noi accettiamo la teoria dell’evoluzione come provata e definitivamente stabilita, questa teoria non deve essere presa come qualcosa che dà una ragione di manifestazione ad un istintivo impulso. Perché un istinto posto nella natura primordiale di una specie, posto che non ci sia nessun impedimento esterno, sarà manifestato in ogni individuo di quella specie indipendentemente, che ci sia o no un precedente.

Come esempio calzante si può dire che gli arabi hanno appreso la diversità negli alimenti e la preparazione di una sofisticata cucina dai persiani, ma non si può dire che gli arabi hanno imparato come mangiare dai persiani. Altrettanto, si può dire che il governo democratico con le sue numerose organizzazioni si estende da est ad ovest, ma questo non si può dire sull’atto vero e proprio di fondare una società e di stabilire un governo.

Nel nostro precedente discorso è risultato chiaro che la via della purificazione dell’anima, cioè la vita spirituale e l’intuizione iniziatica, è innata nella natura dell’uomo e una volta svegliata attraverso il necessario lavoro interiore ed attraverso la rimozione degli ostacoli, dirigerà l’uomo ad incamminarsi sul sentiero dell’illuminazione spirituale.

La religione in sé, quindi, che per sua natura a diversi gradi è collegata con il mondo trascendente ed eterno, non può che determinare l’apparizione di alcuni tra i suoi fedeli, i quali vedendo risvegliata questa segreta spinta, romperanno tutti i legami con questo fuggevole mondo, pieno di pene e di dolori. E con la speranza di un’assoluta gioia e serenità si occuperanno dell’eterna sede.

In pratica anche noi vediamo che in ognuna delle religioni del mondo esiste un gruppo innamorato della vita spirituale e della via iniziatica.

Paragonando la presentazione delle materie spirituali nei testi fondamentali delle religioni del mondo, si può chiaramente osservare che i testi dell’Islam si sono occupati della descrizione della felicità eterna e del mondo eterno più che i testi delle altre religioni. Nell’Islam perciò è perfettamente naturale la presenza della strada della purificazione dell’anima, senza che ci sia la necessità di una relazione alla sua origine con l’India o con altri luoghi. Inoltre, come la storia può testimoniare, un largo numero di compagni dell’Imam °Ali (as) (cugino e genero del Profeta (S) e primo Imam Shi°ita) come Salman, Kumayl, Rashid, Maytham e Uways, erano sotto la sua diretta guida spirituale ed istruzione quando l’Islam non aveva ancora raggiunto l’India e quando non ci poteva essere nessun problema di contatto con il pensiero indiano.

Inoltre il fatto che la catena d’iniziazione spirituale (Silsilah) di praticamente tutti gli ordini Sufi (confraternite spirituali) nell’Islam si ricollega all’Imam°Ali (as), sostiene ulteriormente questo punto.

Le delicate e fini espressioni della dottrina esoterica islamica, in contrasto con le formulazioni di altri esoterismi e specialmente con quello indiano, hanno il vantaggio di delucidare le verità iniziatiche avvolgendole in formule di una natura più generale. Quindi ognuno può trarre profitto da esse, in misura della sua comprensione. Altre vie iniziatiche non possiedono questa caratteristica.

E’ per la medesima ragione che l’Islam, nel presentare apertamente e senza riguardo le verità iniziatiche, si è salvato dai risultati negativi che hanno colpito altre religioni. Per esempio, nel caso dell’esoterismo indiano, se noi studiamo approfonditamente le Upanishad vedremo che la dottrina ivi rappresentata è una precisa ed estremamente profonda espressione dell’Unità di Dio, ma allo stesso tempo è cosi ardita ed esplicita che chi non è totalmente versato nella dottrina iniziatica e metafisica considererà le sue formule, meravigliosamente complete, come niente più che ciarle superstiziose o al massimo interpreterà passi che esprimono l’Unità di Dio nel modo più sublime, come se fossero niente più che incarnazionismo, panteismo ed idolatria.

Questa affermazione, per di più, è provata dalle opinioni che molti orientalisti specializzati in sanscrito, hanno espresso a riguardo dell’esoterismo indiano, perché dopo la vasta quantità di ricerche che essi hanno raccolto nei testi originali indù e buddisti, considerano ancora queste dottrine come nient’altro che superstizione prodotta dalle menti d’uomini privati delle comodità della vita. E il fondamentale sostegno per tali opinioni, da parte degli orientalisti, è l’esplicita o scioccante natura delle ardite formule di questi testi.

Nel medesimo modo in cui la creazione di Allah (SwT) ha posto un particolare tipo di vita materiale come scopo dell’umanità e senza distinguere tra gli uomini ha dotato ciascuno di uguali mezzi, ha anche posto la vita spirituale, nascosta dietro il velo della vita materiale, come lo scopo di tutti gli uomini. Ed allo stesso modo in cui la perfezione della vita materiale dell’uomo si trova nella manifestazione ed attualizzazione d’ogni sua positiva e negativa azione ed atto, che egli compie con i mezzi del suo corpo, cosi la creazione ha esteso la perfezione della vita spirituale in tutte queste azioni ed atti.

In armonia con la creazione, l’Islam ha considerato la vita spirituale appartenente a tutti gli uomini e non ha fatto nessuna distinzione tra loro, nello stesso modo ha esteso la vita spirituale a tutti gli aspetti positivi e negativi della vita degli uomini. Esso invita tutti gli uomini ad accettare i legami della vita sociale e ad agire in maniera positiva nel percorrere un determinato sentiero. Nell’insegnare questa via esso ha fatto ricorso ad indicazioni comprese nel rivestimento delle espressioni normali e d’ogni giorno. Questo perché, nella generalità degli uomini, le formulazioni verbali sono subordinate ai pensieri. Noi le usiamo nella nostra vita sociale e materiale per facilitare la reciproca comprensione ed attraverso di loro noi scambiamo pensieri e concetti mentali.

Ora, la comprensione iniziatica e contemplativa che è più rara dell’elisir di lunga vita e che attraverso la storia non ha mai trovato un’accettazione generale, è qualcosa di completamente differente dalla normale espressione umana. La persona che desidera formulare in concetti la conoscenza guadagnata attraverso la comprensione intuitiva ed iniziatica, è come la persona che tenta di descrivere a parole i colori dell’arcobaleno ad un cieco dalla nascita. E la persona che pone visioni contemplative ed iniziatiche nel carattere delle parole è esattamente come la persona che trasporta acqua da un posto all’altro con un setaccio. E’ per questa ragione che l’Islam ha fatto ricorso a simboli ed allusioni per esprimere verità iniziatiche, ed è per questo motivo che non ha incontrato i problemi incontrati dalle altre religioni.

Si può anche immaginare che, l’affermazione secondo cui l’Islam ha esposto il sentiero iniziatico grazie ad allusioni e simboli sia infondata ed equivalga ad inseguire i fantasmi.

Comunque, una sufficiente meditazione sugli insegnamenti e le formule islamiche, ed un confronto di questi con gli agitati stati degli iniziati musulmani, proverà l’opposto e mostrerà che, nascosti in loro stessi e allusivamente, questi insegnamenti delucidano tutti gli stati della perfezione attraversati nella via iniziatica, benché una vera e dettagliata comprensione di questi stati è possibile solo attraverso l’intuizione iniziatica.

Coloro che compiono questo viaggio spirituale, come risultato della loro naturale e primordiale predisposizione, hanno sottomesso i loro cuori all’infinita Bellezza e Perfezione del Vero, adorano Allah (SwT) solo per amore, non per la speranza della ricompensa o per timore della punizione, perché adorarlo per guadagnare il Paradiso od evitare l’Inferno è adorare quel reale compenso e punizione in luogo di Allah (SwT).

Allah (SwT) ha rivelato il versetto

“Ricordatevi dunque di Me e Io Mi ricorderò di voi” (Santo Corano, 2:152)

e centinaia di altri versetti coranici in cui il ricordo di Allah (SwT) è nominato, come risultato dell’attrazione divina che ha inghiottito i cuori di questi “viaggiatori” e particolarmente perché, dovunque ed in qualunque stato si trovano ad essere su questa “Via”, sono costantemente occupati nel Suo ricordo: “che in piedi, seduti o coricati su un fianco ricordano Allah” (Santo Corano, 3:191)

E quando ascoltano il messaggio dell’Innamorato:

“In verità nei cieli e sulla terra ci sono segni per coloro che credono” (Santo Corano, 45:3),

“non c’è nulla che non Lo glorifichi lodandoLo” (Santo Corano, 17:44)

e “Ovunque vi volgiate, ivi è il Volto di Allah.” (Santo Corano, 2:115),

essi capiscono, in accordo con le possibilità del proprio essere, che tutte le cose esistenti sono specchi, ciascuno riflettente l’unica bellezza del Vero. Oltre la loro qualifica di specchio non hanno nessun’esistenza in se stessi. Quindi, tali uomini guardano ad ogni fenomeno con amore e gioia e non hanno nessun obiettivo fuorché contemplare la Bellezza di Allah (SwT).

E quando ascoltano i messaggi di Allah (SwT):

“O voi che credete, preoccupatevi di voi stessi! Se siete ben diretti, non potrà nulla contro di voi colui che si è allontanato.” (Santo Corano, 5:105)

e:

“o uomo che aneli al tuo Signore, tu Lo incontrerai.” (Santo Corano, 84:6)

essi comprendono che grazie alla natura della propria creazione sono legati al lavoro portante delle loro anime e fuori dalla via delle loro anime non c’è alcun cammino, aperto loro, per raggiungere Allah (SwT).

Qualunque cosa vedano o trovino nell’espansione del mondo, essi lo vedono e lo trovano in se stessi. E’ qui che l’uomo comprende che egli è isolato da tutto e tutti, e fuorché egli stesso ed Allah (SwT) non c’è nient’altro. Perfino se tale persona è nel mezzo di una folla, egli vede se stesso in un ritiro spirituale, lontano da chiunque altro, non essendovi nessuno oltre a lui ed Allah (SwT). E’ allora che egli, guardando se stesso, vede ogni cosa in sé e comprende che anche lui è solo uno specchio, in cui l’unica bellezza di Allah (SwT) è manifestata, ed egli non ha niente fuorché Allah (SwT).

Quando si è ricordato di Allah (SwT) in questo modo, ha purificato il suo cuore e l’ha liberato dalla vanità e dalla frivolezza, il ricordo di Allah (SwT) diviene fermamente fissato nella sua anima ed egli entra tra la schiera della gente della certezza (al-Yaqin) e la promessa di Allah (SwT):

“e adora il tuo Signore fin che non ti giunga l’ultima certezza.” (Santo Corano, 15:99)

si è compiuta. Le porte del Regno dei cieli e della terra si aprono a lui ed egli vede che tutte le cose appartengono assolutamente ad Allah (SwT):

“ Cosi mostrammo ad Abramo il regno dei cieli e della terra, affinché fosse tra coloro che credono con fermezza.” (Santo Corano, 6:75).

La persona dotata di una tale visione vedrà i tre stadi dell’Unità Divina.

Primo, l’Unità di Allah (SwT) nei suoi atti gli sarà rivelata. Egli vedrà con certezza che è Allah (SwT) che dirige l’universo e tutto ciò che contiene e che le innumerevoli cause ed agenti che sono al lavoro nel mondo, sia che la loro attività si svolga liberamente che necessariamente, sono tutti dipinti sulla tela della creazione della Sua onnipotente mano. Causa ed effetto e la relazione tra di loro, ogni cosa è creata ed eseguita dall’Uno.

“(Appartiene) ad Allah la sovranità dei cieli e della terra” (Santo Corano, 45:27).

Secondariamente, l’Unità dei Nomi e delle Qualità di Allah (SwT) gli sarà dischiusa ed egli vedrà senza intermediari che ciascuna qualità della perfezione che appare nel mondo, come pure ciascuna qualità di bellezza e di maestà, di vita, conoscenza, potere, capacità, grandezza o qualunque cosa, è un barlume dell’infinita Sorgente di Luce che è il Vero e queste qualità brillano attraverso le varie finestre che sono le esistenze delle cose, con le distinzioni che possiedono:

“Ad Allah appartengono i nomi più belli” (Santo Corano, 7:180).

Finalmente, nel terzo stadio dell’Unità Divina, egli vedrà che tutte queste varie qualità sono la manifestazione dell’infinita Essenza e che in realtà ciascuna di loro è identica ad ogni altra e tutte sono identiche con l’Essenza in sé.

“Di: ‘Allah è il Creatore di tutte le cose, Egli è l’Unico il Supremo Dominatore’.”(Santo Corano, 13:16).

Quanto esposto in precedenza, rappresenta i tre stadi che gli amanti del Vero, nelle varie religioni del mondo, attraversano. Quando iniziano il loro viaggio sulla via della perfezione spirituale, prendono questi tre stadi come loro fine. L’Islam, comunque, non si limita a questi tre stadi, ma delinea per i suoi seguaci uno scopo che è perfino più alto, che sorpassa il fine formulato nel testo d’ogni altra religione.

Perché esso, non si limita ad annullare ogni limitazione ad Allah (SwT) ed a considerare Lui come Infinito e Trascendente, al di là di ogni qualifica, ma va cosi lontano da negarGli questa qualità di infinità (dal momento che ogni qualità, perfino quella dell’infinità, non può aiutare ma “qualificare” e quindi limitare ciò a cui si attribuisce). Quindi, l’Essenza Divina è considerata trascendente tutti i nomi e le designazioni e trascende perfino questa descrizione.

Il sesto Imam Shi°ita, Ja°far Al-Sadiq (as) secondo la tradizione che è citata da Al-Kulayni nel libro “Usul al- Kafi”, ha dedotto questo stadio dal seguente versetto del Santo Corano:

“Di: Invocate Allah o invocate il Compassionevole, qualunque sia il nome con il quale Lo invochiate, Egli possiede i nomi più belli.” (Santo Corano, 17:110).

Comunque, poiché ulteriori delucidazioni di questa dottrina significherebbero entrare in una discussione filosofica, che non è attinente con la natura del presente scritto, in questa sede non approfondiremo ulteriormente questo punto.

Coloro che percorrono il sentiero verso la perfezione dall’inizio del loro viaggio fino al punto dove raggiungono la pace finale testimoniano un grande piano che deve rimanere nascosto agli occhi e alle orecchie degli abitanti del mondo materiale, ed un esame degli stadi e stazioni toccate in questo “viaggio” andrebbe oltre lo scopo del presente scritto. Ciò che è importante qui è la questione della santità di Allah (SwT) (Wilayat-Illahi).

Quando i viaggiatori sul sentiero spirituale raggiungono lo stadio di Unità Divina ed entrano nella prossimità di Allah (SwT), essi lasciano andare totalmente ciò che hanno posseduto fino ad allora, perché sono giunti a conoscere profondamente che ogni cosa appartiene ad Allah (SwT).

Essi abbandonano la falsa affermazione del possedere cose e dell’essere indipendenti in questo possesso. E’ allora che essi ricevono un’indescrivibile tranquillità e che sono assolutamente liberati da ogni pena, pura e dolore.

“Gli angeli scendono su coloro che dicono: ‘Il nostro Signore è Allah’ e che perseverano {sulla retta via. Dicono loro}: ‘Non abbiate paura e non affliggetevi; gioite per il Giardino che vi è stato promesso. Noi siamo vostri alleati in questa vita e nell’altra’” (Santo Corano, 41:30-31).

“In verità, quanto agli intimi {‘awliya’u-Ullah, coloro che possiedono la santità, wilayah} non avranno nulla da temere e non saranno afflitti” (Santo Corano, 10:63).

E’ a questo punto che le gioie del mondo, i dolori, i successi ed i fallimenti appaiono loro come la medesima cosa, ed avendo trovato una nuova esistenza, vedono il mondo e tutto ciò che contiene sotto una nuova luce.

“Forse colui che era morto e al quale abbiamo dato la vita affidandogli una luce per camminare tra gli uomini, sarebbe uguale a chi è nelle tenebre senza poterne uscire?” (Santo Corano, 6:122).

Ed alla fine, essi stessi, ed ogni cosa che possiedono, appartiene ad Allah (SwT) e Allah (SwT) a loro: “Allah (SwT) si avvicina ancora di più a colui che cerca di avvicinarsi ad Allah (SwT)”.

Dalla nostra discussione è risultato chiaro che la vita spirituale nell’Islam è più ampia nei suoi scopi e più profonda nella sua complessità di ciò che si trova in altre religioni, perché, come abbiamo spiegato, l’Islam, nella sua estensione, ha previsto delle dettagliate linee direttive per tutte le possibili situazioni dell’esistenza umana, sia riguardo a questo mondo che per il futuro e, nel suo alto volo e nella sua profondità, esso punta ad uno scopo che va oltre a quello di altre fedi.