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IL Khums: Una Tassa Islamica by : Sayyd Muhammad Rizvi

 

Considerando che il Khums è una questione che uno Shi°ita deve considerare almeno una volta l’anno, nella nostra comunità si è avuto il bisogno, per molto tempo, di una guida semplice ma completa su questo argomento. E per questo motivo, quando questo libro fu pubblicato nel 1984 a Vancouver, alhamdulil-Llah, fu ricevuto con estremo favore.

Nel 1990 ho riveduto e ampliato le edizioni precedenti. Alcune pagine sono state aggiunte nel primo e nel quarto capitolo. Queste aggiunte hanno come scopo di presentare al lettore una panoramica della storia del Khums. Ovviamente dato lo scopo che si prefigge il libro, e quindi data la sua compattezza, non mi sono addentrato fino in fondo nell’argomento storico. Ho inoltre aggiunto un ulteriore capitolo per esprimere le mie considerazioni riguardo ad alcuni spetti morali e “politici” legati al Khums.

Ed infine, alcune questioni pratiche sono state aggiunte nel secondo capitolo per coloro che vivono in Occidente.

Spero vivamente che questa edizione riveduta e corretta si riveli ancora più utile per i membri della comunità. Wa ma tawfiqi illa bi-‘Llah.
Maggio 1992, Dhu’l-Qa’dah 1412
Toronto, Canada
Sayyid Muhammad Rizvi
Questa traduzione italiana di “Khums: An Islamic Tax” è stata redatta con la mia approvazione, e spero che essa possa essere utile ai lettori italiani per adempiere ai loro doveri finanziari verso la loro Fede. Possa Allah (SwT) considerare questo sforzo dell’autore e dei traduttori come un modo per servire la Sua Religione.
Ramadhan, 1425
Ottobre 2004
Sayyid Muhammad Rizvi
La Via di Mezzo
L’Islam è un sistema di vita onnicomprensivo. Esso non riguarda solo l’innalzamento spirituale degli esseri umani, ma allo stesso tempo si preoccupa del loro benessere materiale e fisico. L’Islam guida i credenti tanto nei campi finanziari ed economici, quanto in quelli che abbracciano la sfera personale e morale.

Poiché il Khums è uno dei pilastri del sistema economico Islamico, è opportuno descrivere brevemente i tratti salienti del sistema stesso. In ogni caso si deve porre l’accento sul fatto che il sistema economico è solo uno dei tanti aspetti di un sistema di vita globale, non completo di per sé. L’Islam è un unico sistema di vita nel quale tutti gli aspetti (religiosi, ideologici, sociali, politici ed etici) sono ben sincronizzati e lavorano in sinergia nel giusto equilibrio. I Musulmani potranno avere successo nella realizzazione della società Islamica soltanto se riusciranno a far funzionare tutto il sistema nel suo complesso, e non privilegiando o rifiutando ciò che risulta loro più o meno comodo.

Prima di entrare nel dettaglio del Khums in se stesso, sembra doveroso accennare brevemente al sistema economico Islamico nel suo complesso; ed il modo migliore per descrivere questo sistema economico è quello di porre l’accento sulle differenze con altri due sistemi economici: il capitalismo e il comunismo.

Il capitalismo è una dottrina economica che si fonda sull’idea del possesso privato dei mezzi di produzione e distribuzione. Si tratta di un sistema nel quale il capitalista (colui o coloro i quali hanno la proprietà esclusiva dei mezzi di produzione e distribuzione dei beni e del loro controllo) viene lasciato libero di agire come crede, e nessun tipo di tutela nei confronti dei lavoratori {dipendenti} viene assicurata dal governo. Ad esempio, nessun salario minimo viene garantito per legge e tutto viene regolato dal principio della domanda e dell’offerta.

In questo modo il ricco riesce ad accrescere sempre di più i propri averi, mentre i subalterni diventano economicamente sempre più deboli e ricattabili. La povertà viene assimilata alla mancanza di iniziativa personale; la mancanza personale di denaro viene considerata la causa della povertà. Quindi, nel suo sistema ideale, il capitalismo non lascia spazio alla compassione e alla benevolenza verso i poveri ed i bisognosi1.

Una mentalità simile esisteva anche tra i notabili di Mecca; infatti nel Sacro Corano è scritto:

"E quando si dice loro:- Siate generosi di ciò che Allah vi ha concesso- i miscredenti dicono ai credenti:- Dovremmo nutrire chi sarebbe nutrito da Allah se lo volesse?-" (Sura Ya Sin, 36:47).

Per rimediare a tale situazione, qualche pensatore occidentale ha promosso l’idea del comunismo. La dottrina economica del comunismo si basa sulla centralizzazione pubblica dei sistemi di produzione e distribuzione. I comunisti andarono all’estremo opposto dei capitalisti, negando totalmente il concetto di proprietà privata. Il comunismo fu una reazione ai vizi del capitalismo, ma una reazione che cercava di rimuovere completamente un concetto insito nella nostra natura, ovvero quello della proprietà privata. Ovviamente, non appena alle masse fu data la libertà politica, queste si ribellarono contro il comunismo. Ciò è testimoniato dal crollo di questo sistema in Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est.

Sebbene il comunismo abbia fallito, ha avuto un certo impatto nelle politiche economiche di molti paesi. Alcuni paesi capitalisti, per impedire la diffusione del comunismo, hanno modificato il loro sistema economico creando quello che oggi è conosciuto come "Stato sociale" (welfare state). Esso, in teoria, dovrebbe prevenire lo sfruttamento dei lavoratori ed operare in modo da garantire i bisogni primari di tutti i cittadini.

L’Islam è la "Retta Via" e di conseguenza il suo sistema economico si basa su criteri ben equilibrati. L’Islam, al contrario del comunismo, riconosce il concetto di proprietà privata; ma, al contrario del capitalismo, limita l’accumulo di eccessiva ricchezza da parte di poche persone.

Il sistema economico Islamico si fonda sulla credenza che solo Allah (SwT)2 è il vero Proprietario di ogni cosa. Ma Egli ha anche instillato il concetto di proprietà nella nostra natura e di conseguenza ci è permesso "possedere" i "nostri" averi in questo mondo. Il Sacro Corano dice:

"Ad Allah appartiene tutto ciò che è nei cieli e sulla terra" (Sura al-Baqara, 2:284).

Allah (SwT) è il Proprietario dell’intero universo, ed è solo grazie a Lui che ci è consentito di avere in questo mondo:

"Egli ha creato per voi tutto quello che c’è sulla terra" (Sura al-Baqara, 2:29).

Ad ogni modo, come si è detto, l’Islam vuole prevenire l’accumulo eccessivo di ricchezze nelle mani di poche persone, che dividerebbe la società in due classi: una affamata e una sovranutrita. La possibilità che si concretizzi tale situazione è reale: basta osservare gli Stati Uniti d’America, la più ricca nazione al mondo, ed i suoi problemi di povertà, fame, senzatetto, ecc., ci sconvolgeranno. Il Sacro Corano giustifica il concetto di tassazione dicendo:

"... cosicché {la ricchezza} non sia monopolio dei ricchi fra di voi" (Sura al-Hashr, 59:7).

Nel primo periodo della storia Islamica una situazione simile si presentò nei fatti. Quando °Uthman Ibn °Affan divenne califfo, egli divise le ricchezze in modo che i componenti della sua tribù, i Bani Ummaya, in breve tempo, divennero i Musulmani più ricchi della Comunità Islamica (Ummah).

L’Imam °Ali Ibn Abu Talib (as)3, in un famoso sermone, spiega le ragioni per cui egli era riluttante ad accettare il califfato dopo l’omicidio di °Uthman. L’Imam (as) dice: “... se non ci fosse stata la larga presenza di persone che hanno prestato giuramento di fedeltà, e se non ci fosse stato il chiaro argomento degli amici, e se Allah non si fosse fatto promettere dai sapienti di non tacere dinanzi alla voracità degli iniqui e alla fame degli oppressi, avrei di sicuro gettato le "redini del cammello del califfato sulla sua gobba" ..” 4

La massima priorità del califfato dell’Imam °Ali (as) fu subito quella di ristabilire la giustizia sociale nella Comunità Islamica. Non è un caso che la forte opposizione ad °Ali (as) fu intrapresa da parte di coloro che avevano acquisito dei privilegi speciali durante i califfati precedenti.

L’Islam non solo insegna l’uguaglianza tra i Musulmani davanti ad Allah (SwT), ma promuove anche l’uguaglianza sul campo economico. Tuttavia “uguaglianza” nell’Islam non significa “uniformità”. L’Islam mira ad elevare ogni credente al livello di Ghina, cioè l’essere liberi dal bisogno. Ed è questa uguaglianza ciò a cui mira l’Islam nel suo sistema economico.
Uguaglianza Economica
Per apportare uguaglianza intesa come condizione economica, l’Islam ha introdotto vari metodi. Uno di questi consiste nel trasferimento della ricchezza eccessiva dal settore più abbiente della società a quello che lo è meno. Questo viene effettuato su due diversi livelli: quello individuale e quello collettivo.
Ad un Livello Individuale
L’uguaglianza economica viene perseguita attraverso gli insegnamenti morali ed etici relativi alla carità. In arabo, questi vengono chiamati con termini quali Sadaqah e Infaq. Ci sono molti Versetti nel Sacro Corano che dicono ai Musulmani di aiutare gli altri volontariamente. Ci sono molti più Versetti che trattano della carità volontaria piuttosto che delle tasse dovute. Ognuno di noi è tenuto ad aiutare il prossimo, in base alle proprie possibilità ed ai propri mezzi.

Ci sono tre livelli di carità.

Primo livello:

"E ti chiedono {O Muhammad}:- Cosa dobbiamo dare in elemosina?". Dì:- Il sovrappiù-" (Sacro Corano, Sura al-Baqara, 2:219). Secondo livello:

"I timorati che ... donano di ciò di cui Noi li abbiamo provvisti" (Sacro Corano, Sura al-Baqara, 2:3).

Terzo livello:

"Quelli che donano nella buona e nella cattiva sorte" (Sacro Corano, Sura ali-°Imran, 3:134).

In tutti questi livelli, si deve ricordare di seguire la via della moderazione:

"Non portare la mano al collo e non distenderla neppure con troppa larghezza, ché ti troveresti biasimato e immiserito" (Sacro Corano, Sura al-Isra’, 17:29).

Fu chiesto all’Imam Ja°far as-Sadiq (as) riguardo ad un gruppo di persone ricche e ad un gruppo di fratelli Musulmani poveri: "E’ giusto che i ricchi mangino e bevano in abbondanza mentre i loro fratelli sono affamati, in ispecie nei giorni di difficoltà?".

L’Imam (as) rispose: "Invero un Musulmano è fratello di un altro Musulmano, egli non opprimerà suo fratello, né lo abbandonerà o priverà dei suoi diritti. Ai Musulmani è richiesto di lavorar duro per i propri fratelli, di stare loro vicino, di aiutarli ad essere caritatevoli verso i bisognosi".5
Ad un Livello Collettivo
L’uguaglianza economica viene garantita attraverso le tasse dovute sull’eccedenza della ricchezza di ogni Musulmano. In una società Islamica ideale, il governo Islamico è responsabile del rispetto delle leggi concernenti tasse Islamiche quali Khums, Zakat, Khiraj, ecc..

Ad esempio, nello spiegare il ruolo dell’Imam in quanto Guida, l’Imam Musa al-Kadhem (as) dice: "L’Imam è il legalitario di una persona che non ha legalitario, e il sostentatore di una persona che non ha sostentatore".6

Questa sicurezza economica è estesa a tutti i soggetti dello Stato Islamico, anche se questi non sono Musulmani. Una volta l’Imam °Ali (as), vedendo un vecchio che stava elemosinando per la strada, chiese: "Chi è costui?". Le persone presenti risposero: "O Principe dei Credenti, è un Cristiano". L’Imam (as) disse: "Lo avete usato finché non ha raggiunto la vecchiaia e, ora che non è più in grado di lavorare, lo avete privato dei suoi bisogni primari! Dategli ciò di cui necessita dal tesoro pubblico".7

In breve, lo scopo dell’Islam è quello di eliminare il "bisogno" (hajat) ed elevare le persone bisognose allo stato di "libero dalla necessità" (ghani).

In questo trattato esamineremo uno solo degli aspetti del sistema economico Islamico: il Khums.

Il Khums è una delle tasse dovute nell’Islam. La ragione per cui abbiamo scelto come argomento di discussione il Khums e non la Zakat è perché quest’ultima raramente viene applicata per i Musulmani Shi°iti in Occidente.8

Al contrario, il Khums si applica per la maggior parte dei Musulmani.
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1. Un esempio chiaro e importante di questo modo di pensare fu il Presidente degli USA Ronald Reagan. Patti Davis, la figlia dei Reagan, rimproverava la politica di locazione dei senzatetto in America di suo padre e ne ridicolizzava gli aneddoti riguardo agli “imbroglioni dello stato sociale” (come Reagan definiva i senza tetto) e la sua opinione che le persone sono “senza tetto per scelta” (Rif. Globe & Mail, 21 Settembre 1990) (n.d.A: nota dell’Autore).

2. (SwT) abbreviazione di “Subh^ana wa Ta°ala”, Lode a Colui che è privo di ogni imperfezione, l’Altissimo. (N.d.T.: nota della Traduzione)

3. (as) abbreviazione di “°Alayhi-ha-hum assala-m”, “che la pace sia su di lui-lei-loro”, che viene utilizzato accanto ai nomi dei profeti, degli angeli, dei puri Imam e delle donne del Paradiso (Khadi-ja, Fa-tima, Maria, Asiah) e secondo alcuni pareri viene usato anche accanto a nomi di altre donne come Zaynab, Ruqayya, Um Kulthu-m, Fa-tima Masuma… (N.d.T.)

4. Nahj ul-Balaghah, sermone 3.(N.d.A.: nota dell’Autore)

5. Hasan b. Hasan, al-Hurr al-’Amili Wasa’ilu ’sh-Shi°a, vol.11, (Beirut: Dar Iha’i ‘ t- Turathi ‘l - ‘Arabi , 1939 ) p.597.(N.d.A.)

6. Muhammad b. Ya°qub al-Kulayni, al-Usul al-Kafi, vol. 1( Teheran: Daru ‘l-Kutubi ‘l-Islamiyya,1338 a.H.), p. 542. (N.d.A.)

7. Al-'Amili, Wasa’il, vol.11, p.49. (N.d.A.)

8. La Zakat, in accordo alle leggi Shi°ite, è dovuta solo su nove beni: oro, argento, cammelli, mucche, pecore, grano, orzo, datteri e uvetta. (N.d.A.)
"Khums" significa letteralmente “un quinto, il 20%”.

Nella terminologia legale Islamica indica “un quinto di certe categorie di averi o possedimenti che una persona acquisisce come ricchezza, che deve esser pagato in quanto tassa Islamica”. Il Sacro Corano lo menziona nel seguente Versetto:

"Sappiate che del bottino che otterrete, un quinto appartiene ad Allah e al Suo messaggero, ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai viandanti" (Sura al-Anfal, 8:41).

In questo Versetto il termine "ghanimtum" è stato tradotto con "otterrete".

Come spiegato in precedenza, significa “un quinto di certe categorie di averi o possedimenti che una persona acquisisce come bene, ricchezza”. Ma quali sono questi averi o possedimenti?

In accordo agli Ahadith (tradizioni) dell’Ahl ul-Bayt (as) questi sono sette:

1) Il profitto o il surplus delle entrate;

2) Ricchezza legittima mischiata a quella illegittima;

3) Miniere, cave e minerali;

4) Pietre preziose raccolte dal mare;

5) Tesori ritrovati 1;

6) La terra che un kafir dhimmi compra da un Musulmano;

7) Il bottino di guerra.

Alcuni hanno interpretato la parola "ghanimtum" esclusivamente riferendosi al bottino di guerra, confinando quindi il dovere del Khums ad una sola categoria. Tale interpretazione è basata sull’ignoranza del linguaggio arabo, della storia del Khums, delle leggi Islamiche e dell’interpretazione del Sacro Corano.

Per chiarire questo punto, riportiamo un’argomentazione dell’°Allamah Sayyid Sa’eed Akhtar Rizvi2, ricordandoci che il termine "ghanimtum" deriva da "al-ghanima".
Il significato di "Ghanimtum"
Il famoso vocabolario arabo di Al-Munjid3 definisce al-ghanim e al-ghanimah così:

a) Ciò che viene preso dal nemico in armi con la forza.

b) Ogni avere in generale ... Inoltre, il detto al-ghunm bi’l-ghurm indica che il profitto è ciò che rimane detraendo le spese, in altre parole il proprietario del profitto ne è l’unico possessore e nessuno ne condivide il frutto, in quanto è il solo che ne affronta rischi e spese.4

Ciò indica che il termine "al-ghamimah” in arabo ha due significati: bottino di guerra e profitti generali. E il detto sopraccitato indica che “profitto” non è un significato insolito.

Ogni qual volta nel Sacro Corano una parola ha più significati, diventa necessario per tutti i Musulmani cercare la guida dal Profeta (S)5 e dall’Ahl ul-Bayt (as). Altrimenti si è colpevoli di "tafsir bi’r-ra’iy" (interpretare il Sacro Corano in accordo alla propria veduta personale); un peccato che conduce all’Inferno (Jahannah).
La Storia del Khums
Il Khums è una delle pratiche che furono introdotte da °Abd al-Muttalib, il nonno del Profeta (S), e continuò ad esistere anche dopo l’avvento dell’Islam. Egli agì basandosi su un ordine che Allah (SwT) gli aveva dato tramite un sogno. Quando riscoprì la fonte di Zamzam, trovò molti oggetti di valore che furono seppelliti dagli Ismaeliti in un passato molto remoto, per paura che i loro nemici se ne appropriassero. Quando °Abd al-Muttalib trovò questi tesori nascosti, diede un quinto (letteralmente in arabo: Khums) per la causa di Allah (SwT) e tenne i restanti 4/5 per sé.

Tale pratica divenne una consuetudine nella sua famiglia, e dopo l’Hijra6 (Egira) del Profeta (S), lo stesso sistema venne adottato nell’Islam. Il primo Khums dunque, non venne dato prelevandolo da un bottino di guerra bensì da tesori (una delle sette categorie di averi o possedimenti che devono esser pagati in quanto Khums).
Le leggi Islamiche
Non una singola scuola dell’Islam limita il significato di "ghanima" al bottino di guerra. Oltre al bottino di guerra i seguenti beni sono soggetti al Khums:

a) I minerali sono soggetti a Khums per la scuola Shi°ita e quella Hanafita

b) I tesori sepolti lo sono per tutte le scuole Islamiche (Shi°ita, Hanafita, Malikita, Hanbalita e Shafi°ita).
L’interpretazione del Sacro Corano
Come menzionato in precedenza, l’interpretazione del Sacro Corano deve basarsi sugli insegnamenti dell’Ahl ul-Bayt (as). La parola "ghanima", nel Versetto in discussione, è stata chiaramente interpretata in quanto "al-fa’idatu’l-muktasabah" (profitto) dai nostri Imam (as).

“Possiamo quindi affermare che il significato della parola "ghanima" non è mai stato limitato esclusivamente al bottino di guerra per nessuna scuola Islamica. E per quanto riguarda i nostri Imam, include diverse categorie di averi e possedimenti dai tempi dell’Imam °Ali (as), come dimostrano le tradizioni autentiche”.7

Quanto citato viene confermato dalla pratica del Profeta (S) stesso. Ad esempio, quando il Profeta (S) inviò °Amr Ibn Hazm nello Yemen, gli diede delle istruzioni scritte tra le quali si leggeva: "Preleva il Khums per Allah (SwT) dai profitti delle genti {dello Yemen}".8

E quando il Profeta (S) ricevette il Khums dal clan yemenita dei Bani Kilal, li informò facendo arrivare loro un messaggio che diceva: "Il vostro messaggero è tornato e voi avete pagato il Khums per Allah dai vostri profitti (al-ghana’im)".9

E’ interessante notare che i Bani Kilal obbedirono all’ordine del Profeta (S) e gli mandarono il Khums senza che nessuna guerra avesse avuto luogo tra i Musulmani dello Yemen e i miscredenti. Questa è una chiara indicazione che il Profeta (S) non aveva limitato l’applicazione del Khums al solo bottino di guerra.

Si può inoltre notare l’importanza data dal Profeta (S) alla questione del Khums anche nel suo consiglio dato alla delegazione dei Bani °Abd ul-Qays (lo stesso ceppo di Rabi°a). Essi non erano un clan molto potente. Inoltre, per giungere a Medina, dovevano attraversare una zona presieduta dal clan dei Muzar, politeisti in lotta contro i Musulmani. Di conseguenza, i Bani °Abd ul-Qays non potevano viaggiare sicuri nel tragitto per Medina se non nei mesi sacri, durante i quali la guerra era proibita.

Una volta una delegazione dei Bani °Abd ul-Qays giunse a Medina, e si rivolse al Profeta (S) dicendo: "Non possiamo farvi visita se non nei mesi in cui la guerra è proibita, poiché tra noi e voi risiedono i miscredenti dei Muzar. O Profeta, dacci qualche consiglio che possiamo dare a coloro che abbiamo lasciato indietro {a casa}, cosicché possiamo entrare in Paradiso {agendo in armonia col Tuo consiglio}". Il Profeta (S) disse loro di credere nel Dio Unico, pregare, pagare la Zakat, digiunare nel mese di Ramadhan e di pagare il Khums (un quinto) sui loro profitti.10

Le circostanze che gravavano sui Bani °Abd ul-Qays, quali la loro debolezza e il loro numero inconsistente, che li portarono a non dover viaggiare più per Medina, non lasciano spazio al voler interpretare l’applicazione del Khums esclusivamente come bottino di guerra.

Il Khums è wajib su sette soggetti; tuttavia in questo trattato prenderemo in considerazione solo due di essi:

1- profitto o surplus del guadagno,

2- ricchezza legittima che sia in qualche misura connessa, mischiata a ricchezza illegittima.

Il motivo della selezione operata nasce dal fatto che le altre entrate soggette al Khums (quali ad esempio miniere e cave, pietre preziose, tesori sepolti) non sono molto diffuse tra la gente e di conseguenza si è cercato di evitare di annoiare il lettore con i vari dettagli che li riguardano. Chiunque desideri o abbia necessità di approfondire l’argomento, può ricevere informazioni approfondite dal Mujtahid11 al quale fa riferimento, o contattarci direttamente.
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1. di cui non si conosca il proprietario e che nessuno reclami legittimamente entro un anno. (N.d.T.)

2. padre dell’autore di questo trattato, Sayyid Muhammad Rizvi. (N.d.T.)

3. di padre Luois Ma’luf di Beirut. (N.d.A.)

4. vedi anche la nota sotto G-N-M nella 28a edizione de Al-Munjid (Beirut: Dar el - Machreq , 1986) a pag. 561. Vedi anche altri dizionari famosi, quali Lisan-al-°Arab e al-Qamus. (N.d.A.)

5. (S) abbreviazione di “Sallal-La-hu °alayhi wa ãlihi wa sallam”: “pace e benedizioni di Allah (SwT) su di lui e sulla sua famiglia”.. (N.d.T.)

6. Hijra significa letteralmente “emigrazione”. Questa parola sta comunemente ad indicare un episodio preciso: nel 622 D.C., i miscredenti di Mecca progettarono di uccidere il Profeta (S) e Allah (SwT) lo informò dei loro piani, il Profeta (S) chiese ad °Ali (as) se sarebbe stato disposto a dormire nel suo giaciglio al posto suo, così i pagani avrebbero pensato che egli era ancora in casa: ciò gli avrebbe permesso di lasciare Mecca senza alcun pericolo. °Ali (as) accettò ed in quella occasione fu rivelato il seguente Versetto: “E fra le genti vi sono quelli che vendono le loro anime per conquistarsi il favore Divino”(Sacro Corano, Sura al-Baqara, 2:207). L’emigrazione del Profeta (S) da Mecca a Medina segna l’inizio del Calendario Islamico, che per questo motivo si chiama Hijri. (N.d.T.)

7. Rizvi, S.S.A., Your Questions Answered, vol.1, (Dar.es-Salaam: Bilal Muslim Mission , 1973) , p.44-46. (N.d.A.)

8. Ibn Khaldun, Ta’rikh, vol.2, parte 2a, (Beirut:al-A°lami,1971) p.54; Ibn Kathir, al-Bidayah Wa’n-Nihayah, vol.5 (Beirut:al-Ma°arif,1966), pag.76-77; Ibn Hisham, Sirah, vol.4 (Beirut: Daru’l-Jayl,1975) pag. 179. (N.d.A.)

9. Abu °Ubayd, al-Amwal, (Beirut:Mu’assah Nasir,1981) p. 13; al-Hakim, Mustadrak, (Hyderabad:°Uthmaniyya Press, 1340°.H.) vol.1, p. 395. Per ulteriori riferimenti vedasi "al-Sahih fi Sirati’n-Nabi", (Qum: n.p., 1983) vol. 3, p 309" di Ja°far Murtada al-°Amili. (N.d.A.)

10. Bukhari, Sahih al-Bukhari, vol.4 (Beirut: Daru ‘l-°Arabiyyah, n.d.), p. 213; Abu °Ubayd, al-Amwal, pag. 13.Riportato anche da altre fonti Sunnite quali il Sahih Muslim, il Sunan Nisa’i, il Musnad di Ahmad Ibn Hanbal e il Sunan di Tirmidhi. (N.d.A.)

11. Plurale Mujtahidun, coloro che hanno perfezionato la loro conoscenza in materia di ijtihad (la facoltà di riuscire a stabilire lo stato legale o i doveri pratici, legali o razionali) e che pertanto conoscono le Leggi Islamiche così bene dal poter emettere Fatawa (responsi giuridici) che la gente normale è tenuta a seguire. (N.d.T.)
A. Quando il Khums è Dovuto
Il Khums diventa wajib all’inizio dell’anno finanziario, sui profitti o rendite delle entrate del passato anno.
Inizio
Per “inizio” di un nuovo anno s’intende il momento in cui vengono ufficializzate rendite o profitti. Così, ogni qualvolta vi sia una rendita o un profitto sulle entrate, e queste non devono essere utilizzate per le uscite per la gestione commerciale o di casa, allora si deve versare un quinto di queste eccedenze come Khums.
Anno
Si applica il concetto di “anno” nel Khums perché nella maggioranza dei casi la rendita delle entrate diventa ufficiale (va a bilancio) alla fine dell’anno. Altrimenti, il Khums va effettivamente correlato al profitto o alla rendita delle entrate nel momento in cui questo viene acquisito, ed il beneficiario può versare il Khums anche prima della fine dell’anno.
Calendario Cristiano e Calendario Islamico
Naturalmente ognuno può fissare una data qualsiasi (per quel che importa, anche l’inizio dell’anno fiscale secondo il calendario cristiano1) come inizio di “anno fiscale”.

In questo modo la persona ogni anno, in quel giorno, dovrà contare il surplus delle sue entrate e pagare il Khums su di esse. Può essere d’aiuto, ed elemento di semplificazione, contare come “inizio d’anno” il giorno in cui si comincia ad avere entrate ed uscite (inizio di attività).
B. Definizioni di: Entrate, Guadagno, Plusvalenza
Il Khums è wajib sui guadagni e plusvalenze sulle entrate di ognuno, dedotte le spese annuali2. Per chiarire il significato di questa frase diamo una definizione di “entrate”, “plusvalenza” e “ spese”.
Entrate
Per “Entrate” si intende tutto ciò che viene guadagnato da affari, paghe o salari, dividendi, o da altri mezzi di possesso riconosciuti come tali dalla Shari°ah.

Il Khums è dovuto anche su regali, premi, eredità o lasciti, donazione, Zakat e Khums? Secondo il parere della maggior parte dei Mujtahidun è precauzione seguire il criterio di considerare wajib il versamento di Khums di questi beni. Per “eredità o lascito” qui s’intende ogni cosa affidata per espressa volontà (testamento) ad una persona da parte di chi gli sia amico, o comunque non legata ad esso da rapporto familiare.

Tuttavia, il Khums non è dovuto su dote matrimoniale e su eredità, a meno che una persona non erediti da qualcuno di inaspettato, ad esempio un parente molto lontano.

Per dote matrimoniale (Mahr) qui s’intende il regalo di nozze che il marito destina alla moglie al momento del matrimonio, o non appena lei lo reclama.

Nell’Islam il “Mahr” non è qualcosa che la donna acquisisce al momento del divorzio o alla morte del marito: è qualcosa che le appartiene di diritto dal momento stesso in cui il matrimonio viene consumato.

L’ammontare del denaro o dei beni che i genitori mettono da parte gradualmente ogni anno per il jahiz della figlia (somma di denaro o beni che i genitori donano alla figlia per il suo matrimonio), è esente dal Khums.
Guadagno o Plusvalenza
Nel caso di un lavoratore dipendente, la “plusvalenza” delle entrate indica quanto rimane delle entrate dopo avere considerato le spese annuali per sè stessi, e per i ‘dipendenti’, cioè le persone il cui mantenimento dipende da queste entrate.Non vi è differenza alcuna se tale mantenimento sia obbligatorio (ad es. moglie, figli, parenti ecc..) o facoltativo (parente non stretto, amico, orfano).

Nel caso di una persona che lavori in proprio, la “plusvalenza” significa quanto rimane dopo le deduzioni delle spese annuali relative agli affari della persona, includendo tra esse anche il salario del personale.
C. Spese Deducibili
Le spese che si possono detrarre dalle entrate sono distinte in due categorie: le spese domestiche e le spese commerciali.
1. Spese Domestiche

(a) Elementi Deducibili

I . Elementi.
Le spese deducibili per la gestione familiare includono: cibo, bevande, spese per l’alloggio, trasporti, mobilio, spese nuziali, spese sanitarie, pagamento di Sadaqah, H^ajj3, Ziyarat4, doni, donazioni e carità, pagamento di debiti, esazioni legali5, paghe di dipendenti, premi assicurativi, tasse dovute per assicurazioni obbligatorie su pensioni e sanità6 o necessarie, tasse sul reddito7, ecc. ecc.

Nel caso di “pagamento di debiti”, sono considerati solo i pagamenti correlati ai bisogni essenziali, non ad esempio quelli riguardanti mutui o debiti contratti per espandere la propria attività. In quest’ultimo caso, bisogna pagare il Khums sulla plusvalenza (guadagno) dell’attività, ed infine pagare i debiti utilizzando il restante 80%.

I premi pagati per la maggior parte delle assicurazioni quali automobili (R.C.A.), sulla vita, contro gli incendi, sanitarie e antinfortunistiche possono essere considerate deducibili dal Khums.

Per quanto riguarda le pensioni statali (letteralmente ‘obbligatorie, minime’), esse verranno considerate come parte delle entrate e su di esse verrà pagato il Khums, sulla parte di esse non utilizzate entro fine anno.

Tuttavia il piano facoltativo di pensione integrativa è come una forma di risparmio, e quindi bisognerà versare per il Khums in proporzione a quanto si è stanziato a tale scopo.

Se si investe una grossa somma di denaro in questo tipo di investimento, e comunque ci si trova in possesso di un bilancio attivo che permette di pagare Khums, allora si dovrebbe organizzare un versamento per il Khums non annuale, ma rateale.
II. C’è un limite alle spese familiari?
Le spese familiari differiscono da persona a persona. L’ammontare ed il modo con cui si spende per la propria famiglia, dovrebbero dipendere dalle necessità e dallo status della persona stessa.

Ad esempio, se le entrate annuali di una persona sono di $ 20.000 e le sue necessità correlate al suo status sociale richiedono una spesa di $ 10.000, ma questa persona oltrepassa i propri limiti e spende $ 15.000, allora deve tenere presente che dovrà comunque versare per il Khums su tutte le entrate oltre i $ 10.000.

Però, se questi vive in austerità, utilizzando solo $ 7,000, pagherà il Khums sulla parte eccedente i $ 7.000.

Se le entrate e le uscite necessarie si equivalgono, nessun Khums è dovuto.
III. Si possono dedurre gli elementi domestici?
Se la perdita consiste in un oggetto non legato ai propri affari o per utilizzo familiare, allora non è proponibile mettere la perdita a bilancio prima del pagamento del Khums.

Se invece la perdita riguarda un elemento che è connesso alla vita familiare (mobili, vesti, ecc.), allora è accettabile provvedere alla loro sostituzione o riparazione, ed a considerare questo nel computo delle spese annuali.
(b) Regole sulle spese familiari:

I. Due fonti di entrate
Si possono dedurre le spese per la gestione corrente di casa, anche se si è in possesso di altri beni non soggetti a Khums. Per esempio: Ahmed spende in un anno $ 10.000. Eredita da suo padre $10.000, e guadagna $ 20.000 nel corso dello stesso anno. Ahmed ha questa scelta: o utilizza i $ 10.000 ereditati dal padre per le sue spese correnti e paga il Khums sui $ 20.000 che ha guadagnato quell’anno, oppure deduce i $ 10.000 di spese dal suo guadagno di $ 20.000, e versa il Khums sui $ 10.000 rimanenti. I $ 10.000 ereditati non sono, in ogni caso, da considerare ai fini del Khums.
II. Oggetti per il consumo familiare mai usati
Ogni nuovo oggetto od elemento pertinente la vita familiare che sia nuovo (mai usato, neanche una volta) alla fine dell’anno deve esser considerato come risparmio.

Esempio: Ahmed ha deciso che il 30 giugno sia il “fine anno” per lui. Quel giorno deve fare “bilancio”, e verifica che in casa ha, ad esempio, 10 chili di zucchero, 5 di sale, 20 di riso, che, ovviamente, non sono stati ‘usati’ fino a quel momento, cioè nel corso dell’anno precedente. In questo caso egli non può dedurre il loro costo inserendolo tra le spese sostenute, ma deve includerlo nel calcolo del Khums8.
III. Sulle entrate di una donna
E’ wajib per una donna che ha delle entrate economiche versareil Khums sulle eccedenze, plusvalore o rendite, se è lei che provvede al sostentamento della famiglia9.

Se chi provvede al sostentamento della famiglia è un’altra

persona (marito, padre ecc.) allora la donna deve versare il Khums sull’intero ammontare delle sue entrate, in quanto in eccesso rispetto alle proprie necessità. Se una donna senza entrate proprie riceve beni economici dal marito o da altre persone, è tenuta a versare il Khums su di esse, considerando che questi beni eccedono le uscite annuali.

Questo criterio non si applica nel caso della dote o dell’eredità, per le quali non si applica il Khums.
IV. Entrate di persona “ dipendente”
Le regole valide per il reddito di una donna si applicano a coloro che hanno delle entrate, ma il loro mantenimento è a carico di qualcun altro, ad esempio, una persona che ha un salario, ma le cui spese sono sostenute da altri (ad esempio il padre), deve considerare per Khums l’eccedenza del proprio introito.
V. Famiglie a doppio reddito
Se tanto il marito quanto la moglie lavorano, ed entrambi contribuiscono senza distinguere tra i loro redditi al sostentamento della famiglia, di fatto il Khums va considerato calcolando le entrate globali e le uscite comuni. (In teoria, le uscite legate al reddito della moglie andrebbero, islamicamente, considerate dono di quest’ultima al marito, il quale secondo l’Islam è il solo responsabile del sostentamento della propria famiglia; di conseguenza le entrate del marito aumentano, facendo aumentare il suo Khums).
VI. Reddito di minore
Il Khums non si applica a persone non baligh10 e a persone non sane di mente. Di conseguenza, anche se queste persone ricevono redditi o rendite, non sono soggette al dovere del Khums, fino al momento in cui esse non diventino maggiorenni o recuperino la sanità mentale. E nemmeno il loro tutore è tenuto a versare Khums su queste entrate. Comunque, secondo alcuni Mujtahid contemporanei, il Khums diventa wajib anche sulle ricchezze dei non baligh, ed è il tutore del bambino che deve pagarlo.
VII. Assegni familiari
In molti paesi occidentali le famiglie ricevono per i propri figli contributi economici dal governo, gli “assegni familiari”. Questo reddito è soggetto a Khums? I casi sono due:

1) I genitori utilizzano, di fatto il denaro per il sostentamento del figlio: in questo caso l’assegno familiare va considerato come parte del reddito della famiglia, e di conseguenza fa parte, a buon diritto, di quanto considerato ‘entrata’ ai fini del Khums;

2) L’assegno familiare viene accantonato per le future esigenze del figlio: in questo caso non rientra nelle categorie del Khums, a meno che il figlio non sia baligh (maturo): in questo caso, il denaro non utilizzato durante l’anno finanziario sarà imponibile di Khums.
VIII. Khums sulle proprietà personali
Come comportarsi nel caso di decesso?

Se gli eredi sanno che il defunto non aveva provveduto a versare il Khums su quanto possedeva, è precauzione wajib che essi stessi provvedano a ciò.

Per prima cosa gli eredi dovranno dedurre dall’eredità le uscite sostenute dalla persona deceduta fino al momento del decesso; in seguito dovranno versare il Khums sull’eccedenza, ed infine potranno spartire l’eredità.
2. Le spese commerciali

(a) Spese deducibili
Sotto questa voce vengono considerate tutte le uscite legate all’attività commerciale: compensi o salari dei collaboratori, affitto, premi assicurativi, tasse dovute al governo, acquisizione e manutenzione di macchinari, mezzi, e così via.
(b) Regole sulle spese commerciali:

I. Investimento di capitali
Se una persona abbisogna di un capitale per mantenere se stesso e la famiglia, e lo ottiene (tramite investimenti), allora i casi sono:

• Se il capitale non eccede le esigenze annuali, può essere utilizzato per il commercio senza considerarlo ai fini del Khums.

Ad esempio, se Zayd riceve $ 10.000 come dono da un amico, e le sue spese annuali familiari sono di $ 11.000 non deve nulla per il Khums sulla somma ricevuta, se la utilizza per la sua attività commerciale.

• Se il capitale supera le proprie necessità annuali (per esempio, Zayd ha ricevuto $ 15.000) allora si può utilizzare la somma solo dopo avere versato il Khums eccedente le proprie uscite annuali (in questo caso su $ 4.000).

Se una persona non ha bisogno del capitale11, si può utilizzare la somma in questione per espandere il proprio commercio o migliorare le proprie entrate solo dopo avere versato il Khums sull’intero ammontare.
II. Aumenti di sottoprodotti riguardanti materie prime o merci esenti da Khums
Se si possiede un bene non soggetto a Khums (o, se tale, ne è già stata versata la quota), e da questo si ottiene un guadagno indiretto, è wajib pagare il Khums sul guadagno indiretto.

In questo caso non è importante se il sottoprodotto è separato dalla fonte, come il latte di mucca o la lana di pecora ecc. o ad esso connesso, come i frutti di un albero.
III. Aumenti di valore di beni esenti da Khums
Se il valore di mercato di un bene commerciale aumenta, senza che si verifichi un aumento parallelo degli eventuali sottoprodotti, allora:

• Se il bene è stato acquisito per scopi commerciali, e l’aumento di valore persiste alla fine dell’anno, allora è wajib pagarne il Khums.

• Se il bene non è stato acquisito a scopi commerciali, allora diventa wajib il versamento della quota Khums solo al momento della vendita (cessione) del bene stesso.

• Se il bene non è stato acquistato, ma acquisito in altro modo, ad esempio tramite eredità, allora nessun Khums è dovuto, nemmeno se il bene stesso dovesse essere venduto con profitto.
IV. Deprezzamento o perdita di merci
Se vi è una svalutazione della merce, è permesso dedurre la svalutazione dal profitto annuale, prima di versare il Khums. Di fatto si può considerare tale diminuzione di valore tra le “spese per attività commerciali” che sono esenti dal Khums.

(Esempio: Una persona compera una merce per attività lavorativa, il mercato poi ne aumenta il valore nel corso dell’anno, ma la persona, o per negligenza o nella speranza di un ulteriore aumento, non la vende. Alla fine dell’anno il valore di mercato della merce riscende ai valori iniziali. In questo caso nessun Khums è dovuto. Ma come detto al punto n.° III, se alla fine dell’anno il valore resta più alto, allora si deve applicare il Khums sull’incremento di valore registrato, anche potenziale).
V. Compensazione sulle perdite
Si può dedurre la somma delle perdite di profitto o di entrate annuali considerandole parte delle “spese annuali”? Nel caso in cui non si disponga di copertura assicurativa, ci sono tre possibilità:

• Se la perdita di un articolo che fa parte di un insieme di beni di commercio, ed il commercio è limitato al singolo articolo, si può dedurre la perdita come compensazione ai profitti, prima di versare il Khums. Ad esempio, se una persona ha un commercio di sola vendita ed acquisto di zucchero, e capita che nel corso dell’anno una quantità vada persa per eventi come naufragi o che egli ci perda nella vendita di questo bene, allora questa persona può mettere in conto “spese annuali” tanto la perdita economica quanto la distruzione del bene stesso.

• Se la perdita avviene su un bene di un commerciante la cui attività non si limita ad un solo articolo, egli può dedurla dal profitto, prima di calcolare il Khums. Tuttavia è buona precauzione non dedurre la perdita di uno o più generi dei quali si fa commercio prima di versare il Khums sul profitto di altri beni.

• Se la distruzione o perdita riguarda un bene commerciale, mentre il commerciante stesso trae profitto da altre attività, come agricoltura o simili, è buona precauzione non considerare tali perdite come riduzione del profitto principale per il Khums.
VI. La vendita di un bene sul quale il Khums è wajib (dovuto)
Se si deve pagare il Khums su un bene di commercio, è haram (illecito) venderlo prima di avere versato il Khums su questo bene. Tuttavia se si vende un bene ad uno Shi°ita prima di avere versato il Khums relativo, la transazione rimane valida, ma in ogni caso il venditore dovrà pagare il Khums dovuto.
VII. Società commerciali con chi non riconosce il Khums
Non vi è problema nell’intraprendere società commerciali o di produzione con chi non versa il Khums, in quanto il Santo Corano afferma:

“Nessuno porterà il fardello di altri” (Sura an-Najm, 53:38).12
D. Non ho mai pagato il Khums
Se una persona non ha mai versato il Khums in vita sua e, per grazia di Allah (SwT) si decide a farlo, ha di fronte queste possibilità13:

• E’ wajib per ogni bene acquistato, costruito o coltivato che ecceda le proprie necessità. Esempi potrebbero essere appartamenti locati o taxi utilizzati per lavoro.

• Se questi beni sono correlati ai propri bisogni, come la propria casa, auto ecc., allora:

• Se si è entrati in possesso di tali beni grazie al profitto o all’eccedenza delle entrate dell’anno in corso, non si applica il Khums. Se per esempio nel 1965 si è guadagnato $ 25.000 e nello stesso anno si è acquistata un’automobile per $ 7.000, nessun Khums si applica a questa automobile.

• Se si entra in possesso di beni con il risparmio degli anni precedenti, è wajib versare il Khums su tali beni. Ad esempio, una persona dal 1960 al 1965 ha guadagnato annualmente $ 20.000 {e non paga il Khums}14. Alla fine del 1965 questi acquista una casa per $ 80.000. Ovviamente ciò non è possibile con gli introiti di un singolo anno. In un caso simile bisogna versare il Khums su $ 60.000 15.

• Se il reddito non è stato costante, non potremo quantificare esattamente entrate ed uscite, né si potrà precisare se un determinato bene sia stato acquisito nei periodi di profitto o in quelli di perdita; si dovrà allora spiegare le varie circostanze ad un Mujtahid, e cercare un compromesso. Si può contattare un Mujtahid di persona, possibilmente, oppure scrivendo, o attraverso un suo rappresentante autorevole (Wakil). {La maggioranza dei Mujtahidun ha una rappresentanza ufficiale nella gran parte del mondo Shi°ita}.
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1. Di conseguenza in Occidente è lecito, oltre che comodo, seguire il calendario gregoriano (Cristiano). L’importante è avere un punto di riferimento sul quale basare il proprio “bilancio”, e su questo regolarsi per il pagamento del Khums. (N.d.T.)

2. Vorremmo precisare che in tempi diversi può cambiare la percezione che i Mujtahidun hanno delle questioni dell’Ahkam in generale ed in questo caso sul Khums, in particolare di cosa possa essere definito come entrata e cosa effettivamente possa essere dedotto dal calcolo di questa tassa. Invitiamo quindi coloro che devono fare il calcolo del Khums, specialmente per la prima volta, a rivolgersi all’ufficio del Marj°a Taqlid da loro scelto. Per ulteriori informazioni scrivere a librishia2004@yahoo.it [5] (N.d.T.)

3. Pellegrinaggio alla Mecca.(N.d.T.)

4. Visita ai Mausolei. (N.d.T.)

5. come le multe. (N.d.T.)

6. come negli U.S.A.(N.d.T.)

7. come l’I.R.P.E.F. in Italia. (N.d.T.)

8. Vorremmo specificare che, nella data di fine anno stabilita, in questo caso il 30 Giugno, ogni bene presente in casa che non è stato consumato rientra nel calcolo del Khums, anche se è stato acquistato il giorno prima, altrimenti per ogni bene bisognerebbe fissare un fine anno. (N.d.T.)

9. esattamente come per l’uomo. (N.d.T.).

10. Non maturi secondo le leggi islamiche. Secondo l’Islam, i ragazzi diventano Baligh al compimento dei quindici anni lunari, le ragazze al compimento dei nove anni lunari.(N.d.A.)

11. Cioè se le proprie spese sono già garantite altrimenti. (N.d.T.).

12. L’Ayat (Versetto) in questione fa anche parte della Sura al-An’am, 6:164. (N.d.T.)

13. Vorremmo specificare che questo caso non vale per chi non era shi°ita (sia che fosse non musulmano o che seguisse un’altra scuola islamica) e poi lo diventa. L’ideale sarebbe fissare la data di fine anno per pagare il Khums coincidente con la data nella quale si è deciso di diventare shi°iti. Per esempio, se si è diventati shi°iti i 1 Settembre 2005, si può fissare la data di fine anno per il pagamento del Khums il 1 Settembre 2006, e ovviamente nel calcolo rientreranno tutti gli averi (conto in banca, seconda casa ecc..) che si hanno in quella data, sia che siano stati acquisiti prima di diventare shi°iti oppure no. (N.d.T.)

14. N.d.T.

15. Il Khums normalmente non si applica ad un bene come la propria casa. In questo caso però, il denaro accantonato nei quattro anni precedenti per questo acquisto è passibile di Khums perché questo non è stato pagato, mentre la parte di denaro accantonata nell’anno in cui è stata acquistata la casa (20.000 $) non è passibile di Khums per la spiegazione del punto precedente. Comunque, in tutti questi casi, è vivamente consigliabile rivolgersi al Mujtahid a cui si fa riferimento o ad uno dei suoi Wakala’ (rappresentanti). (N.d.T.)
Definizioni
E’ wajib versare il Khums sui propri beni, anche se essi sono connessi a beni non legittimi.

Per “non legittimo” s’intende qualsiasi bene acquisito attraverso vie non accette dalla Shari°ah, come l’usura, il gioco d’azzardo o la vendita di alcolici.

Per “commisti” s’intende che il possessore di tali beni patrimoniali non sia in grado di discernere quanto abbia acquisito con metodi leciti e quanto invece abbia guadagnato illecitamente.
Possibilità
In questi casi le possibilità sono:

1) Una persona non è in grado di distinguere la somma, l’articolo/i ed il proprietario del bene acquisito con mezzi illegali da quanto acquisito con mezzi leciti. In questo caso, l’unico mezzo per rendere corretto il possesso è versare Khums considerando l’insieme, senza distinzioni.

2) Se una persona è in grado di discernere la somma o il bene posseduto attraverso vie illegali, ma non è in grado di identificare il o i possessori dello stesso, deve donare la somma o il bene ai bisognosi come carità (Sadaqah) a vantaggio del proprietario sconosciuto. Tuttavia, è precauzione wajib rivolgersi ad un Mujtahid per il permesso.

3) Se una persona conosce il legittimo proprietario, ma non conosce con esattezza il valore del bene acquisito illegittimamente, deve cercare un compromesso col proprietario.

4) Se si conosce il valore ed il proprietario del bene acquisito illegalmente, è dovere restituirlo al legittimo proprietario.
Le due parti del Khums
In accordo al Versetto relativo al Khums1, questa tassa Islamica è per:

• Allah (SwT),

• Il Profeta (S),

• I parenti del Profeta (S),

• Gli orfani,

• I bisognosi,

• I viaggiatori in difficoltà.

I primi due riceventi sono chiari: Allah (SwT) e il Profeta Muhammad (S). Il terzo ricevente, ai giorni nostri, si riferisce all’Imam del Tempo2 (aj)3. Le altre tre categorie di riceventi si riferiscono agli appartenenti alla famiglia Hashimita che sono orfani, bisognosi o viaggiatori in difficoltà.

Ovviamente, Allah (SwT) non viene di persona a prendere la Sua parte del Khums; perciò era ovvio che fosse il Profeta (S), in quanto rappresentante di Allah (SwT) sulla terra, a ricevere la parte di Allah (SwT) oltre alla sua.

Ma cosa si deve fare riguardo alla parte del Profeta (S) adesso che egli non è più su questa terra?

I sapienti Sunniti sono in grande disaccordo su tale argomento. Ad esempio, qualcuno afferma che la parte del Profeta (S) {che naturalmente include quella relativa ad Allah (SwT)} debba andare al califfo, il quale la può utilizzare a suo piacimento; altri dicono che debba andare ai parenti del Profeta (S), gli Hashimiti, e altri ancora dicono che debba andare ai Musulmani in generale.4

Secondo il punto di vista Shi°ita, dopo la morte del Profeta (S), le quote di Khums di Allah (SwT) e del Profeta (S) appartengono al suo successore di diritto; ed il suo attuale successore è l’Imam al-Mahdi (aj).

Considerando che l’Imam (aj), oltre ad avere diritto alla sua parte in quanto “il parente più prossimo”, è anche depositario della quota di Allah (SwT) e di quella del Profeta (S), la prima metà del Khums è conosciuta comunemente come “Sihmu ’l-Imam”, la quota dell’Imam.

La seconda metà del Khums è per gli orfani, i bisognosi e i viaggiatori in difficoltà della famiglia del Profeta (S), che sono gli Hashimi, o nella sua forma latina, gli Hashimiti. Un Hashimita è colui che, per linea paterna, è un discendente di Hashim, il bisnonno del Profeta (S).

Però gli Hashimiti che discendono da Fatimah (as), la figlia del Profeta (S), sono privilegiati rispetto agli altri Hashimiti. Dal momento in cui i discendenti di Fatimah (as) sono conosciuti come “Sadat” (plurale di “Sayyid”), la seconda parte del Khums è chiamata “Sihmu ’l-Sadat”, la quota dei Sadat5.

Di conseguenza divideremo il Khums in due parti uguali:

• La parte dell’attuale Imam (aj);

• La parte dei Sadat.

I destinatari del Sihmu ’l-Sadat non sono dei riceventi fissi: un “orfano” cessa di essere legalmente tale non appena diventa adulto, un bisognoso cessa di essere tale non appena diventa finanziariamente indipendente, un viaggiatore in difficoltà cessa di essere tale non appena raggiunge casa. Il ricevente del Sihmu ’l-Imam, l’Imam al-Mahdi (aj), invece non cesserà, ovviamente, di essere “il parente più prossimo” del Profeta (S) ed il suo successore di diritto. La sua posizione, quindi, è perpetua e non soggetta a cambiamenti.
Sihmu ’l-Imam

1. A chi dovrebbe essere versato il Sihmu ’l-Imam?

a. Durante la presenza visibile dell’Imam
La prima metà del Khums è la parte dell’Imam. Quando gli Imam (as) erano presenti, il Sihmu ’l-Imam, ed anche il Sihmu ’l-Sadat, venivano dati direttamente ad essi oppure ai loro agenti preposti a questo {a raccogliere il Khums}6. L’Imam, in quanto capo dei Sadat, era il responsabile della distribuzione del Sihmu ’l-Sadat tra i Sadat.

Dal periodo dell’Imam Ja°far as-Sadiq (as), gli Imam iniziarono il sistema della Wikalah (rappresentanza), la cui funzione, tra le altre, era quella di raccogliere il Khums e farlo giungere all’Imam (o distribuirlo in accordo alle sue istruzioni). Ad esempio, in una lettera dell’Imam Muhammad at-Taqi (as) riguardo agli obblighi finanziari degli Shi°iti troviamo: "Per quel che concerne i guadagni e i profitti, è wajib {pagare il Khums} su di essi ogni anno ... Chiunque ne possieda {averi o possedimenti soggetti al Khums}, dovrà consegnare la parte richiesta ad un mio wakil; e una persona che vive lontano dovrà fare del suo meglio per consegnarla al mio wakil, anche se ciò dovesse richiedere del tempo"7.

Gli Shi°iti sono stati mai esentati da Khums da parte degli Imam (as)?

Gli Imam (as) non sospesero mai la pratica del Khums in quanto tassa finanziaria annuale. Ci sono stati comunque casi singoli nei quali l’Imam esentò delle persone dal pagare il Khums a causa delle loro serie difficoltà economiche, ma tale esenzione eccezionale venne applicata solo per casi individuali e per un lasso di tempo ben delimitato.

Il fatto che il Khums come tassa annuale fosse da sempre wajib per gli Shi°iti si può evincere dalle seguenti fonti:

Una volta uno Shi°ita della Persia scrisse una lettera all’Imam °Ali Ridha (as) chiedendogli di essere esentato dal pagamento del Khums. L’Imam non approvò la sua richiesta e scrisse: "... e il Khums ci aiuta nella {promozione della} nostra religione, {nel miglioramento del} le nostre famiglie e{de} i nostri seguaci ... Non privatevi delle nostre preghiere per quanto possiate poiché questa tassa {il Khums} è la chiave della sussistenza, il perdono dei vostri peccati.." 8.

Muhammad Ibn Ja°far al-Asadi scrisse all’Imam Mahdi (aj) ed egli rispose: "Per quanto concerne quel che hai chiesto, riguardo ad una persona che usa la nostra proprietà senza il nostro permesso, questa sarà maledetta e {nel Giorno del Giudizio} avrà noi come oppositori… Chiunque dilapidi qualcosa dalla nostra proprietà {senza permesso}, sta invero divorando le fiamme e raggiungerà sicuramente l’Inferno"9.

Quindi possiamo essere certi che il Khums è sempre stato wajib, e raccolto dagli Imam direttamente, o attraverso i loro wikala’ (rappresentanti).
b. Khums nel Periodo di Ghaybat (Occultazione) dell’Imam (aj)
Attualmente, il nostro Imam, Muhammad al-Mahdi (aj), è in stato di occultazione e non ha indicato nessuno come suo rappresentante. Cosa deve essere fatto della sua quota del Khums?

Tutti gli °Ulama’ del nostro tempo sono unanimi nell’affermare che durante il periodo dell’occultazione, il Sihmu ’l-Imam deve essere usato per gli stessi scopi per i quali l’Imam lo utilizzerebbe. Essi ritengono inoltre che le persone più qualificate nell’identificare tali scopi siano i Mujathidun. Quindi, in accordo ai nostri °Ulama’, il Sihmu ’l-Imam deve essere consegnato nelle mani del Mujtahid più sapiente e degno di fiducia, o essere utilizzato sotto autorizzazione di tale Mujtahid. Le condizioni riguardo alla conoscenza religiosa e alla fiducia di un Mujtahid sono molto importanti per garantire il giusto utilizzo del Sihmu ’l-Imam.

E’ responsabilità del singolo individuo consegnare il Sihmu ’l-Imam al Mujtahid. Se viene consegnato ad un rappresentante del Mujtahid, la responsabilità cadrà su quest’ultimo. (Ad esempio, se il rappresentante perde i soldi prima che raggiungano il Mujtahid, il contribuente non sarà responsabile di ciò).

Ma se ci affidiamo una persona di nostra fiducia, che non è rappresentante del Mujtahid, ma che accetta di portare il Sihmu ’l-Imam al Mujtahid, in caso di perdita la responsabilità non sarà del Mujtahid o del suo rappresentante, né della persona incaricata di versare il Khums per conto nostro. In questo caso o il nostro incaricato sopperisce alla perdita oppure dobbiamo versare nuovamente il Khums. In quest’ultimo caso però, possiamo chiedere al Mujtahid di essere esonerati dal pagamento del Khums sull’anno in corso.
2. Come viene utilizzato il Sihmu ’l-Imam?
Il Mujtahid utilizzerà il Sihmu ’l-Imam nel modo in cui pensa sarebbe stato utilizzato dall’Imam Muhammad al-Mahdi (aj). Il Sihmu ’l-Imam è principalmente utilizzato nei seguenti modi:

• Fornire sostentamento agli Shi°iti Ithna °Ashari {Duodecimani} poveri e bisognosi; potrebbe anche, ad esempio, essere stanziato dal Mujtahid nel caso di disastri naturali, come terremoti, carestie, guerre, ecc.

• Diffondere la religione dell’Islam tra I credenti e fra i non musulmani.

• Provvedere alle spese domestiche ed accademiche degli °Ulama’ che dedicano la loro vita sforzandosi per l’insegnamento e la diffusione dell’Islam tra le genti.

• Provvedere alle spese delle strutture religiose, scuole religiose, insegnanti e studenti.10

Non è sbagliato affermare che la maggior parte del Sihmu ’l-Imam non giunge mai al Mujtahid, ma piuttosto viene utilizzato, con il suo permesso, nelle varie parti del mondo Shi°ita. Molti, se non la maggior parte, dei lavori religiosi e caritatevoli che ve